“Appoggio De Luca perché ha le stimmate di un bravo amministratore, e lo ha dimostrato. Certo, è sicuramente più a destra di me, ha le sembianze di un fascistoide alcune volte, perché è un decisionista e fa lo sceriffo”. Sono le parole di Vincenzo D’Anna, senatore del Gruppo Gal (ex Pdl), ora sostenitore di Vincenzo De Luca in Campania con la discussa lista Campania in Rete. Ospite de La Zanzara, su Radio24, il politico spiega: “Caldoro ha fallito in tutto in 5 anni di governo della Campania ed è espressione di un coagulo di opportunisti. Ormai Forza Italia è completamente scomparsa ad opera del ‘cerchio tragico’ di Berlusconi, che tempo fa m’ha fatto pure fesso“. E difende strenuamente il suo gruppo: “La mia lista piena di impresentabili? Corbellerie. Nelle liste di Caldoro ho contato 15 tra rinviati a giudizio, arrestati e condannati in primo grado. Da noi non c’è una sola persona rinviata a giudizio, ma c’è solo un indagato, il signor Malafronte di Pompei, povero Attilio che ha fatto inumare una salma in un giorno festivo. La nostra è una lista pulitissima“. E aggiunge: “Saviano? Uno che ha una conoscenza di fatti ‘per sentito dire’, che è la peggiore forma di apprendimento. Gli dicono una fesseria e poi gioca a fare l’icona e la butta lì senza sapere niente. Sulla nostra lista ha preso una cantonata. Vive sotto minaccia della camorra? Ah, non lo so. Non entro nel merito. Ho fatto un comizio a Caserta in cui ho esordito con queste parole: ‘Noi i camorristi li schifiamo, ma schifiamo parimente i falsi moralisti’. Saviano” – continua – “molte volte fa della morale un tanto al chilo perché deve correre appresso all’icona e all’immagine che certa sinistra ha costruito per lui. Altre volte fa delle denunce serie, ma non è il Vangelo“. D’Anna menziona anche Nicola Cosentino: “Sono ancora suo amico. Quelli che erano amici di Cosentino e che ora non lo difendono più sono tutti candidati con Caldoro. Lui è sicuramente un perseguitato, L’accusa è scambio di voti, non c’è concussione né corruzione. Cosentino ha commesso l’errore di non aver mai fatto una sua corrente. Era un grande dirigente politico, ma ha sempre dato agli altri” di Gisella Ruccia
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