Campagna elettorale al veleno, in Sardegna. Con la costante degli attentati, intimidazioni e minacce a sindaci e amministratori. Pochi giorni fa le ultime scritte su un muraglione all’uscita di Desulo, nel Nuorese, paese di montagna di 2500 abitanti. Vernice bianca su grigio cemento per far costringere tutti coloro che passano in auto a leggere: i nomi dell’attuale sindaco, Gigi Littarru, in corsa per il bis, di un altro candidato alla carica di consigliere comunale e del maresciallo dei carabinieri. Di lato un simbolo che non lascia dubbi: la croce. La denuncia sulle bacheche pubbliche di Facebook con tanto di foto testimonia ciò che è stato già cancellato, come riporta L’Unione sarda.
Compreso il riferimento personale all’autismo, patologia di cui soffre il figlio di uno dei tre. Con l’utilizzo di “autistico” a mo’ di insulto e la raccomandazione “fai il bravo”. Ed è proprio l’interessato a commentare per primo l’intromissione nella sfera privata e delicata della malattia di un minore. Così la vittima sul social network: “Non c’è limite all’ignoranza, però arrivare a questo punto mi sembra eccessivo. Spero tu non sia un genitore perché con questo gesto non daresti un buon esempio ai tuoi figli, non ti auguro di avere un bambino autistico, perché vista la tua insensibilità non saresti in grado di amarlo e di seguirlo. Tanti auguri per la tua campagna elettorale ‘pulita’”. Ondata di sdegno, commenti e la presa di distanza della lista contrapposta, guidata da Angelina Gioi.
Il voto del 31 maggio arriva dopo lo scandalo scoppiato attorno all’inchiesta sulla presunta cupola che gestiva, secondo la Procura di Oristano, appalti pilotati in circa 15 paesi con lo scambio di consulenze tra professionisti. Ed è proprio di Desulo quello che gli inquirenti considerano il boss de “La Squadra”, questo il nome dell’inchiesta, l’ingegnere Tore Pinna che operava con la sua società di progettazione e altri professionisti suoi compaesani.
E se a in Barbagia non c’è più traccia delle scritte, a sud, nel terzo comune della Sardegna, a Quartu Sant’Elena si raccolgono i calcinacci lasciati da una bomba artigianale. Mezzo chilo di gelatina, una miccia lunga per un confezionamento realizzato da mani esperte, poi l’esplosione attorno alle 5,30 proprio sotto la finestra dell’ufficio protocollo del municipio. Le schegge di cemento sono volate anche oltre dieci metri: per fortuna nessun ferito, solo danni alla struttura e alle auto parcheggiate. Le indagini dei carabinieri non escludono alcuna ipotesi: a partire da un collegamento immediato con il voto (8 i candidati, anche l’attuale sindaco in carica, Mauro Contini, centrodestra), oppure la pista privata.
Intanto è arrivata la condanna del presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau (Pd) che associa i due episodi e ribadisce una richiesta: “Una norma ad hoc da introdurre nel sistema penale italiano, che riconosca, nello specifico, l’attentato contro i pubblici amministratori”. Una piaga nell’isola che ha richiamato di recente anche il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e l’intervento dell’Anci. Lo stesso presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha ribadito che si è di fronte a “una vera emergenza”.