Marco Ventura durante l'interrogatorio di garanzia di fronte al gip nel carcere di San Vittore, ha sostenuto di aver agito in modo impulsivo. Il suo avvocato valuterà un ricorso al Tribunale del riesame contro l'ordinanza di custodia cautelare
“Ho agito in modo impulsivo, sono rammaricato e chiedo scusa al poliziotto”. Sono le parole pronunciate durante l’interrogatorio di garanzia nel carcere di San Vittore da Marco Ventura, il 28 arrestato il 19 maggio per aver aggredito il vicequestore Antonio D’Urso nel corso del corteo contro l’Expo a Milano. Interrogato dal gip Donatella Banci Buonamici, il giovane avrebbe quindi ammesso le proprie responsabilità.
Ventura ha parlato anche della dinamica di quel pestaggio: “Ho visto che gli agenti portavano via una ragazza in modo violento e, a quel punto, ho preso un bastone che si trovava per terra. Ho dato due colpi e poi sono andato via, non conosco le altre persone che erano presenti sul posto”.
Ha assistito all’interrogatorio anche il pm di Milano Piero Basilone. Il legale del 28enne, Eugenio Losco, valuterà nei prossimi giorni un ricorso al Tribunale del riesame di Milano contro l’ordinanza di custodia cautelare. L’antagonista, intanto, resta nel carcere di San Vittore. Le accuse nei suoi confronti sono resistenza aggravata e lesioni aggravate.
Ventura gravita attorno ad ambienti anarchici, ha alcuni precedenti ed è residente a Rho. Durante le devastazioni dei black bloc a Milano, il vice questore Antonio D’Urso è stato pestato da più persone. Uno dei picchiatori è risultato essere il giovane di Rho, che è stato riconosciuto grazie alle immagini apparse su diversi siti e giornali. Quello del pestaggio di D’Urso è uno degli avvenimenti che hanno visto Milano diventare sede di una guerriglia urbana. Il primo maggio, durante una manifestazione contro l’Expo, gruppi di manifestanti incappucciati si sono staccati dal corteo pacifico incendiando auto, distruggendo vetrine e imbrattato muri.