Il parlamentare eletto con il Pdl e ora nel gruppo Gal al Senato, nostalgico del Psi che fu, è accusato di corruzione. I fatti risalgono a quando era sindaco di un Comune della Lunigiana. Lui replica: "Non so di cosa stiate parlando, ma presi a lavorare la figlia di un dirigente della Provincia solo perché avevo bisogno di personale urgentemente"
Cene nei ristoranti della Versilia, una cassa di vino e un’assunzione di favore, in cambio di controlli ambientali più blandi sulle operazioni di bonifica di una discarica. Finisce di nuovo nei guai (giudiziario) Lucio Barani, l’ultimo senatore craxiano, eletto con il Pdl, ora iscritto a Palazzo Madama al gruppo Grandi autonomie e libertà. Ancora una volta sotto inchiesta finiscono fatti risalenti a quando era sindaco di Villafranca in Lunigiana, piccolo comune nella provincia di Massa Carrara. Barani è già a processo per peculato e truffa con l’accusa di aver intascato doppi rimborsi quando era contemporaneamente deputato e sindaco (replicò che la colpa era del “pm comunista“). Questa volta, invece, il reato contestato è corruzione: con lui sono indagati l’ex dirigente all’ambiente della Provincia, Giovanni Menna, e l’imprenditore Domenico Del Carlo. La nuova inchiesta nasce proprio da qui, come costola del maxi–processo sul buco del Cermec, municipalizzata di Massa Carrara che si occupa del trattamento dei rifiuti in provincia, in cui Barani era inizialmente indagato per abuso d’ufficio. Stralciata questa accusa se ne apre un’altra, in un secondo filone di indagine portato avanti in maniera congiunta dal nucleo investigativo del Noe di Firenze, polizia e guardia di finanza.
Al centro di tutto la bonifica della discarica di Fornoli, sito di stoccaggio di rifiuti urbani attivo negli anni Ottanta, i cui lavori vennero affidati nel 2005 dal Comune di Villafranca alla Erre Erre di Del Carlo, società mista composta per il 51% da Cermec e il 49% da Delta. Le indagini, composte da intercettazioni telefoniche e ambientali e di carabinieri in borghese che si sono finti clienti di un ristorante di lusso, hanno ricostruito quello che la Procura ritiene un puzzle composto da regali, favori e favori utile alla Erre Erre per iniziare i lavori di bonifica senza troppe scocciature. In particolare cene di lusso, casse di vino e l’assunzione in Comune della figlia di Menna: secondo l’ipotesi accusatoria, l’allora sindaco Barani ha assunto in municipio la figlia del dirigente, in barba del testo unico sull’ordinamento degli enti locali, per “ringraziarlo” di essersi attivato con Arpat per alleggerire l’ostacolo dei sondaggi e delle analisi da effettuare nella discarica. Lo stesso Menna avrebbe poi rilasciato la Valutazione impatto ambientale senza pensarci troppo. E infine, sempre Menna, avrebbe permesso a Barani e a De Carlo di visionare documenti privati, in cambio di cene pagate nei ristoranti lussuosi della Versilia e di una cassa di vino.
“Non so di cosa stiate parlando e non sono un produttore di vino”, commenta il senatore Barani a ilfattoquotidiano.it. “Come sindaco – continua – avrò fatto sicuramente molte cene istituzionali ed è possibile che sia andato a cena anche con il dirigente Menna, ma non lo ricordo”. Per quanto riguarda l’assunzione in Comune, Barani si difende spiegando che “è stata fatta sulla base dell’articolo 50 del testo unico che permette al sindaco di assumere, in via temporanea, senza bando. Dovevo approvare il piano regolatore e avevo bisogno di personale urgentemente. Il nome è stato fatto sulla base del curriculum”. E aggiunge: “E’ una fortuna che Villafranca abbia avuto un buon sindaco, come ritengo di essere io, che ha cercato di fare la bonifica a quel sito. Il vero reato è l’inquinamento che è stato provocato con la discarica”.