Pochi sanno che i partiti, le liste, i candidati per concorrere alle elezioni devono affrontare una consistente parte burocratica costituita da una serie di atti formali e adempimenti regolati da una precisa normativa. In particolare le regole prevedono che il collegamento fra candidato governatore e liste provinciali deve essere formalizzato attraverso due atti. Il primo è la dichiarazione del candidato governatore, dove descrive i simboli delle liste a lui collegate. Il secondo è l’accettazione da parte dei presentatori delle diverse liste. Insomma ogni lista dovrebbe aver depositato presso la commissione elettorale entrambi documenti. Mi domando: se l’accordo De Luca-De Mita è stato chiuso nel cuore della notte del primo maggio come sono riusciti in poche ore dalla scadenza di deposito a sistemare le carte e più che altro ad avvisare gli alleati?
E’ l’ennesimo colpo di scena di questa strampalata elezione 2015. A questo punto sarebbe utile in Campania per garantire legalità e diritto al voto senza brogli chiedere la presenza degli osservatori dell’Onu. Come normalmente avviene in paesi in guerra come le elezioni in Afghanistan, Iraq o Ucraina. Non è un paradosso. C’è la sensazione diffusa che gli eletti sicuri vengano decisi a tavolino dai “marpioni della politica”, che equipaggiati di riga e squadretta stabiliscono o meglio calcolato chi deve diventare consigliere regionale a urne aperte. Il criterio è la fedeltà e la consistenza della dote. Stilata la lista dei sicuri, degli “eletti” in tutti i sensi, si passa alle alchimie e alla guerra all’interno della stessa coalizione. Può capitare – insomma – che una lista d’appoggio, una civica entrata nel contratto di coalizione, risulti più forte di quello che inizialmente si credeva. Il rischio è concreto: un candidato sconosciuto e fuori dai giri della politica politicante potrebbe soffiare il posto a un “sicuro”, a un amico dell’amico. Come fare per correggere l’imprevisto? Ecco di seguito un caso concreto.
Casualmente a Caserta la lista “Il Sud con De Luca presidente” formata dall’unione di due movimenti: Meridionalisti democratici e Insorgenza civile, impegnati a favore di di nuove politiche per il Mezzogiorno e anche in rivisitazione culturale della storia del Sud, è stata buttata fuori. Ambienti vicini al candidato presidente De Luca hanno boicottato dal dì dentro la formazione politica. Il sospetto-certezza: un karakiri studiato e perseguito. A Caserta la lista aveva le carte in regola per partecipare alle elezioni. I responsabili di “Il Sud con De Luca presidente” si sono interfacciati con il referente di De Luca, un “delegato d’apparato”, che aveva il compito di presentare la lista. Non si capisce cosa sia accaduto con il tribunale che boccia la lista e la estromette. Il ricorso al Tar Campania è vincente. “Il Sud con De Luca presidente” viene accolta ma poi bocciata dal Consiglio di Stato perché colui che doveva presentare la lista “il delegato d’apparato” ha dichiarato che era arrivato in ritardo all’ufficio del tribunale. Strana vicenda. E’ interessante notare che la bocciatura della lista a Caserta coincide con quella di “De Luca Presidente” sempre a Caserta. Questa seconda lista parteciperà alle competizione “monca”, cioè senza Caserta.
Fino al 2 maggio, la lista del Presidente era data al 5% nei sondaggi, pari a quattro seggi. Ora, senza Caserta, sarà interessante vedere quanti seggi potrà ottenere. Senza la lista “Il Sud con De Luca presidente” e con la lista del presidente molto indebolito, lo spazio – questo il sospetto – per altri è garantito. E’ anche interessante notare che un’altra lista d’appoggio “Campania Libera” non ha avuto alcun problema di sorta a Caserta. A proposito le tre liste, avevano lo stesso “delegato di apparato” come referente casertano di De Luca. Qualche dubbio viene, va bene, aspettiamo i caschi blu dell’Onu!
Twitter: @arnaldcapezzuto