Ho conosciuto tante persone in questi anni che riescono a vivere senza acqua. Sono uomini e donna in carne ed ossa, sono esseri umani.

Ma questi sono anche gli anni delle smart city, di vip che non producono rifiuti, che sfruttano l’acqua della doccia per altro, e che riutilizzano la bustina del té per risparmiare. Ma non avevo mai pensato di conoscere tante persone, nella mia città, in grado di vivere senza acqua! Eppure esistono…

Da dicembre del 2013 tre di loro vivono, per così dire, nel mio condominio. Sono un pò bizzarri, sono tre uomini e un cane e per rispetto di tutti e tre inventerò i nomi. Ma a loro non penso faccia differenza. Davide, Marco e Fabio vivono in un piano terra di una palazzina che un tempo fu un magazzino di un negozio molto alla moda di via Garibaldi, la via di negozi. Un giorno gli affittuari andarono via perché lo stesso magazzino era infestato di topi, blatte e insetti: non poteva ospitare i vestiti, per cui si pensò di renderlo alloggio per persone.

In questi anni ho visto di tutto. Quell’appartamento, ben nascosto dal suo androne, lungo e misterioso, poteva offrire protezione e silenzio, approvazione e tacito consenso a tutti i tipi di degrado. Dalla violenza familiare ai maltrattamenti su minori, sino ai macelli clandestini: ci è passato di tutto.

Nel dicembre del 2013 arrivano Davide, Marco e Fabio. I loro nomi li ho appresi nel tempo, sentendo le loro urla, carpendo le conversazioni alcoliche, tentando di trovare un filo logico. Davide Marco e Fabio vivono in 45 metri quadri, sono assistiti dai servizi sociali, in un appartamento che pagano a peso d’oro. Davide, Marco e Fabio, non hanno l’acqua. Vivono lì dentro con i secchi d’acqua che prendono dal rubinetto che un condomino mette a disposizione per permettere la pulizia delle scale.

Il pensiero che per l’80% siamo costituiti d’acqua mi mette ancora più tristezza. Wikipedia alla voce “acqua” scrive: “L’acqua in natura è tra i principali costituenti degli ecosistemi ed è alla base di tutte le forme di vita conosciute, uomo compreso”. Acqua.

Ha forse un significato diverso per il padrone dell’appartamento? Può avere un significato diverso per le persone che hanno accompagnato Davide, Marco e Fabio nel percorso di risocializzazione?

Io non penso che ci siano emergenze di seria A o di serie di B. Non penso che sia tutto facile, né che tutto sia risolvibile in un attimo o in uno sfogo da tastiera, ma è possibile che ci siano ancora esseri umani che possano vivere in queste condizioni? È possibile che si accetti ancora che si possa vivere in un appartamento che non garantisce la presenza di acqua potabile? È possibile che si permetta che si riempiano le tasche degli speculatori immobiliari che affittano a prezzi improponibili tuguri, stamberghe a poveri e bisognosi che non hanno una valida alternativa? È possibile che tutto questo lo permettano i servizi sociali?

Con Marco, Davide e Fabio vado d’accordo: sono gentili, anche se urlano quando studio, o si arrabbiano veemente contro il cane. So che sono stati presi in carico dai servizi sociali forse per un errore di gioventù. Ma nessun errore può essere ripagato con questo trattamento. Per Marco, Davide e Fabio l’acqua è fondamentale. Come per me. Come per il signore che offre la casa, tra le ottanta che ha, a peso d’oro. Come per tutti coloro che frequentano e costituiscono l’umanità che vive questo mondo. Questo mondo. Questa vita. Restiamo umani.

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