Ci sono inoltre preoccupazioni per le balene che migrano attraversando questo tratto di mare. Ancora una volta sono gli animali a soffrire di più per le conseguenze della nostra sete di petrolio. È ormai dimostrato come gli sversamenti di petrolio in mare, soprattutto se gravi e consistenti come quello avvenuto nel Golfo del Messico a seguito della esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, causino gravi impatti ambientali, riscontrabili anche a distanza di parecchi anni. Recenti ricerche scientifiche hanno dimostrato che c’è un legame tra l’aumento del numero di delfini morti nel nord del Golfo del Messico e la marea nera dell’aprile 2010.
A quanti altri disastri dovremo ancora assistere prima che i governi si decidano a fermare questa follia fossile, che minaccia il clima globale e distrugge i nostri mari? Gli sversamenti non sono mai un incidente, bensì la diretta conseguenza di misure di prevenzione e controllo insufficienti, adottate da compagnie petrolifere che mettono il loro interesse davanti a ogni rischio per l’ambiente e per la salute umana.
Siamo stufi di sentir dire, anche dal nostro governo, che le perforazioni in mare sono “sicure”. È facile poi versare lacrime di coccodrillo a disastro avvenuto, quando a soffrire sono sempre gli stessi: il mare e le comunità che da esso dipendono.
L’incidente avvenuto in California – solo l’ultimo di una lunga serie, purtroppo – dovrebbe far riflettere profondamente il governo Renzi che, invece di sostenere le energie rinnovabili, ha deciso di trivellare i nostri mari, nonostante sotto i fondali italiani siano state accertate risorse petrolifere irrisorie, equivalenti a 7-8 settimane di consumi nazionali.
Nelle ultime settimane sono stati autorizzati diversi progetti di estrazione di petrolio al largo delle coste abruzzesi, in un’area che nel 2001 era stata scelta per istituire di un parco nazionale, finora mai nato. Per il vantaggio di poche compagnie petrolifere si mette a rischio un bene collettivo, il mare. Un bene che, se tutelato nel modo adeguato, potrebbe rappresentare una risorsa eccezionale per il turismo e per la pesca sostenibile, a tutto beneficio delle comunità locali. Per questo, sabato 23 maggio, Greenpeace sarà in piazza a Lanciano, al fianco dei cittadini abruzzesi che chiedono un nuovo modello di sviluppo a tutela del nostro mare.