Il tesoriere dei democratici Francesco Bonifazi, che insieme al segretario Matteo Renzi ha in mano la partita, non commenta la notizia dell'indagine per bancarotta fraudolenta e semplice. I rappresentanti sindacali della redazione del quotidiano si rivolgono al partito e all'altro socio Massimo Pessina esprimendo "forte preoccupazione" e chiedono "il rispetto dei valori fondamentali della legalità"
Nessuna presa di posizione sulle indagini a carico di Guido Veneziani. Dai vertici del Pd è silenzio, nonostante il socio scelto per il rilancio dell’Unità abbia ricevuto un avviso di garanzia per bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice relativo alla vicenda della stamperia piemontese Roto Alba, ormai sull’orlo del fallimento. Ilfattoquotidiano.it ha cercato di contattare per tutto il giorno il tesoriere dei democratici Francesco Bonifazi, che insieme al segretario Matteo Renzi ha in mano la partita del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Ma per ora Bonifazi preferisce non commentare.
Una richiesta di chiarimenti è invece arrivata dal comitato di redazione del quotidiano stesso, che parla di “forte preoccupazione” per le indagini della procura di Asti: “All’editore (Veneziani, ndr), socio di maggioranza della Unità srl, chiediamo che venga fatta al più presto chiarezza su un fatto che se confermato sarebbe di estrema gravità”, scrive il cdr in una nota rivolta anche agli altri due soci, ovvero il gruppo del costruttore lombardo Massimo Pessina, che con Veneziani detiene il 95% della nuova Unità srl, attraverso la Veneziani Quotidiani. E il Pd, che attraverso la Eyu srl detiene il 5% del quotidiano e che “nei mesi passati – scrive il cdr – ha giocato un ruolo di primo piano nella scelta e nel coinvolgimento dei diversi soci”. Secondo quanto riportato dall’Huffington Post, nel pomeriggio era in programma una riunione del cda dell’Unità con all’ordine del giorno il nodo della scelta del direttore. Primo passo per il ritorno in edicola del quotidiano, la cui data per il momento rimane un mistero.
Eppure solo ieri Bonifazi, parlando delle strategie per raccogliere finanziamenti per il Pd, spiegava a Il Sole 24 Ore che “la Eyu sarà il veicolo con cui sfrutteremo in modo professionale e commerciale i nostri marchi. A cominciare da quello dell’Unità”. I primi a essere preoccupati, però, sono proprio i giornalisti del quotidiano, attualmente in cassa integrazione: “Dopo dieci mesi dalla chiusura – continua il cdr – sarebbe inaccettabile assistere a un ennesimo rinvio per vicende giudiziarie che nulla hanno a che fare con la storica testata e con l’operazione che ne deve, ora e in futuro, garantire le pubblicazioni”. Il comitato di redazione non nutre alcun dubbio sulle modalità di acquisizione della testata da parte di Veneziani, visto il controllo esercitato dal tribunale fallimentare di Roma. “Ma questo non basta – continua la nota -. Essere azionista de l’Unità significa anche rispettare i valori fondamentali della legalità e del rispetto del lavoro”. Valori il cui rispetto da parte del socio di maggioranza viene ora messo in dubbio dall’inchiesta di Asti. Mentre l’altro socio, il Pd, tace.
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