Fino al 1993 nel Paese l'omosessualità era illegale, mentre oggi circa 3,2 milioni di aventi diritto decideranno se approvare un emendamento all'articolo 41 della Costituzione sulla parità di genere
Fino a 22 anni fa in Irlanda l’omossessualità era illegale. Oggi, invece, si vota un referendum popolare per far entrare i matrimoni omosessuali nella Costituzione. Gli elettori, circa 3,2 milioni, devono decidere se approvare o respingere un emendamento all’articolo 41 sulla famiglia che recita: “Il matrimonio può essere contratto, in accordo con la legge, da due persone senza distinzione di sesso“. Il referendum popolare, infatti, è l’unico modo per modificare la Costituzione, scritta nel 1937. È la prima volta che un Paese chiede ai cittadini se estendere i diritti degli eterosessuali alle coppie dello stesso sesso, come già accade in 21 Stati.
Gli irlandesi sono chiamati anche ad esprimersi su una proposta che chiede di abbassare a 21 anni l’età minima di eleggibilità alla carica di presidente, finora fissata a 35 anni. I seggi hanno aperto alle 7, ora locale, e chiuderanno alle 22 (le 8 e le 23, ora italiana). Lo spoglio, invece, inizierà alle 9 di sabato mattina (le 10 italiane) e i risultati sono attesi a metà pomeriggio.
In Irlanda circa mille coppie hanno usufruito del diritto alle unioni civili dal 2010. La nuova proposta, però, estende loro i diritti del matrimonio civile e consente alle coppie omosessuali sposate di avere lo stesso stato sociale di quelle eterosessuali. Essenzialmente, se la misura passerà, avranno una posizione garantita dalla Costituzione. Non ci sarà alcuna misura contro il rifiuto della Chiesa cattolica di sposare coppie dello stesso sesso: le Chiese continueranno a decidere in autonomia se celebrare le nozze.
Nella conferenza stampa finale tenuta prima del voto, il premier irlandese Enda Kennym, cattolico, ha dichiarato di non avere dubbi “sull’estensione del diritto di sposarsi alle coppie gay” e si è detto certo del fatto che l’elettorato non abbia “nulla da temere nel votare sì”. Gli ultimi sondaggi indicavano come probabile una vittoria del sì, anche se determinante sarà l’affluenza alle urne.
Gli espatriati tornano per votare – In aereo, in pullman, in treno e, ovviamente, in traghetto. Sono moltissimi gli irlandesi che vivono all’estero, in gran parte giovani di quella generation emigration che è dovuta andare a lavorare altrove negli anni della crisi, tornati in Irlanda per partecipare al referendum. Viaggi che sono documentati dai messaggi, le foto, i video postati su Twitter con l’hastag #HomeToVote, lanciato la notte scorsa. Tra questi il video in un treno, subito ribattezzato “Equality Train“, partito da Londra con a bordo moltissimi ragazzi con magliette, bandiere e palloncini arcobaleno, per andare a Holyhead ed imbarcarsi sul traghetto per Dublino. I viaggi sono organizzati dalla campagna “Get the boat 2 Vote” animata dagli irlandesi all’estero per far tornare a votare chi lavora all’estero. La legge elettorale irlandese permette di votare a chi risiede all’estero da meno di 18 mesi, ma non ha il voto a distanza o per posta.
Irlanda, primo Paese al mondo che sceglie con un referendum – L’Irlanda ha una Costituzione scritta risalente a 78 anni fa, che può essere modificata soltanto tramite referendum popolare. L’Articolo 41 si intitola ‘La famiglià. Gli elettori sono chiamati a decidere se appoggiare o respingere una nuova clausola: “Il matrimonio può essere contratto, in accordo con la legge, da due persone senza distinzione di sesso“. Un altro punto nella sezione, che non è invece in discussione e che sembra cozzare con la realtà attuale, afferma che il luogo della donna è la casa. Lo Stato dovrebbe tentare di “assicurare che le madri non siano obbligate dalla necessità economica a impegnarsi nel lavoro, trascurando i loro compiti a casa”, si legge.
In principio fu l’Olanda – Quale rilevanza a livello internazionale? Nel 2001 l’Olanda è stata il primo Paese ad ammettere i matrimoni gay, seguita due anni dopo dal Belgio. Ora sono legali in 21 Paesi, tra cui il Regno Unito dallo scorso anno. Per un Paese come l’Irlanda, che ha depenalizzato l’omosessualità solo nel 1993, il referendum è un passo particolarmente significativo. – Cambierà qualcosa per le famiglie a proposito di adozioni, maternità surrogate e simili? Il referendum non ha nulla a che fare con questo argomento, sebbene il dibattito si sia molto concentrato su tali punti. Prevede semplicemente di estendere i diritti di matrimonio degli eterosessuali agli omosessuali. L’adozione è già possibile per le coppie gay, nel caso di unioni civili o convivenze, se uno dei due partner è legalmente genitore. La maternità surrogata non è regolata in Irlanda e il governo sta lavorando per legiferare in proposito.