Nell’Italia martoriata dalla crisi e dall’’ingiustizia sociale va di moda prendersela con i rom. Giornalisti e politici d’accatto, confidando nel pregiudizio diffuso, amano additarli a bersaglio dell’odio e della rabbia popolare. Imprenditori politici e mediatici di paura, odio e ignoranza provano a scaricare su questa piccola minoranza le frustrazioni delle masse.
Certo, anche i rom hanno le loro colpe. Non hanno mai fatto la guerra con nessuno. Hanno subito una persecuzione pari a quella subita dagli ebrei, dagli armeni e da altri. Ma nessuno pare disposto a riconoscere loro lo status di vittime. Forse mancano di capacità di pubbliche relazioni. Si sono ribellati allo sterminio, ma in ritardo e in modo poco organizzato. A volte non si lavano, perché non hanno acqua corrente. A volte rubano o chiedono l’elemosina. Attività, specie la prima, molto deplorevoli e da scoraggiare, chiunque le commetta, e non mi pare che i rom ne abbiano l’esclusiva.
L’olocausto di cui furono vittima i rom, i sinti ed altri popoli zingari si chiama Porajmos. Ne furono vittima in circa cinquecentomila. Non è casuale, a mio modesto avviso, che il principale scatenatore dell’odio contro gli “zingari” ed altre categorie derelitte, come i “clandestini” sia oggi Matteo Salvini, che oggi si accompagna agli eredi spirituali e politici del nazismo. Tutto torna quindi. E protestare contro Salvini è doveroso per chi si richiama agli ideali della Resistenza, checché ne dica il Pd che con gli ideali della Resistenza c’entra oramai assai poco.
Piccoli episodi di solidarietà con questo popolo, per il dialogo interculturale e l’integrazione sociale, sono oggi più che mai necessari ed urgenti. Occorre porre fine alla campagna mediatica che tende ad accreditare notizie false e tendenziose, come il fatto che godrebbero di un trattamento di favore. Piccoli espedienti da quattro soldi, che tuttavia riescono a far ancora presa su disinformati e demuniti.
Pensiamo in positivo. Cito due recenti episodi di cui sono stato, insieme ad altri, protagonista. L’8 marzo, con l’associazione delle donne rom che si batte in tutta Europa per l’integrazione e contro la discriminazione. Ne ricordo due in particolare: Saska, che è ingegnere elettrotecnico e Concetta, che è stilista. Esempi di come anche le donne rom si possano affermare in ambito professionale, combattendo il pregiudizio e l’emarginazione fomentati dagli untori sopracitati. Due ottimi esempi viventi di come l’emarginazione possa essere sconfitta e i meccanismi per la creazione dei mostri sociali e dei capri espiatori di comodo possano essere demoliti.
La scorsa settimana, una sera a cena, con tanti amici e compagni di tanti anni, abbiamo raccolto una piccola somma da destinare al pagamento delle tasse di iscrizione universitaria e all’acquisto dei libri di un giovane rom. Piccoli episodi di solidarietà per affermare la bandiera della fratellanza umana contro i profeti dell’odio. Certo, queste iniziative di solidarietà dal basso non bastano, occorrono politiche pubbliche di promozione dei diritti di tutte e di tutti, compresi i rom e i “clandestini”. Non bastano, ma sono un segno concreto, di cui andare orgogliosi.