Gli osservatori dell’Osce, nonostante le segnalazioni, non avevano mai accertato la presenza militare russa nell’est dell’Ucraina. Fino a che due uomini catturati dalle truppe di Kiev hanno confessato di essere membri dell’esercito di Mosca e di aver viaggiato in Ucraina in una “missione di ricognizione”. A riferirlo è un rapporto di rappresentanti dell’Osce che li hanno intervistati in un ospedale militare di Kiev. Si tratta della prima ammissione del genere dall’inizio del conflitto, ma il Cremlino sostiene che si tratti di ex militari e ha accusato le forze speciali ucraine di averli picchiati per costringerli ad una testimonianza utile.

“Erano armati, ma non avevano l’ordine di sparare”, riferiscono dall’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea. “Uno di loro ha detto di aver ricevuto ordini dalla sua unità militare di andare in Ucraina. Entrambi hanno raccontato di essere stati ‘in missione’ in Ucraina in precedenza”.

nei giorni precedenti alla confessione dei due uomini catturati, il segretario generale dell’Osce, Lamberto Zannier ha spiegato che l’organizzazione non era mai riuscita “a vedere unità russe in quanto tali. Abbiamo visto concentrazioni di forze russe in Russia, nella vicinanza della frontiera, ma sono situazioni entro certi limiti legittime”. Zannier ha quindi posto l’accento sugli armamenti presenti sul campo. “Abbiamo visto armamenti pesanti russi presenti in teatro – ha precisato – molti di questi sono apparsi in fasi successive all’inizio degli scontri e, quindi, riteniamo che possano essere stati introdotti. Ma sono mezzi senza segni distintivi e dunque non si può dire che appartengano alle forze armate russe”.

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