Ci siamo. Mancano ormai pochissime ore alla finalissima della sessantesima edizione dell’Eurovision Song Contest, in pratica un mega-Sanremo continentale organizzato dalle tv pubbliche del nostro continente. Dalle 21, infatti, la StadtHalle di Vienna ospiterà l’atto finale di questa edizione, con le 27 canzoni finaliste a sfidarsi per conquistare l’ambito primo posto (e il diritto a ospitare la manifestazione nel 2016). L’Italia, che in passato ha vinto con Gigliola Cinquetti (1964) e Toto Cutugno (1990), è tornata nella competizione solo nel 2010 dopo 13 anni di assenza, e il rapporto del nostro Paese con l’Eurovision non è proprio idilliaco.
Colpa del Festival di Sanremo, forse, che non vuole concorrenza. E chissà anche colpa della Rai, che ha sempre il terrore di vincere e di dover organizzare un evento dalle dimensioni colossali, che costa tanto e porta a casa ascolti bassi. Quest’anno l’Italia è rappresentata dai tre tenorini de Il Volo con la loro Grande amore, freschi vincitori di Sanremo e arrivati in Austria con la malcelata speranza di portare casa il primo posto. E in effetti i bookmakers inglesi ci danno sul podio (precisamente terzi), alle spalle di Svezia e Russia. In realtà siamo stati in testa a lungo, soprattutto nelle settimane successive al Festival di Sanremo, e poi secondi fino a pochi giorni fa, quando la canzone russa ha operato il sorpasso, grazie soprattutto alle alleanze tipiche dell’Eurovision e alla possibilità per i russi di racimolare i punti dei paesi dell’Est Europa.
Il gioco delle alleanze dell’Eurovision è un meccanismo molto particolare, più simile a una partita di Risiko che a un festival canoro. Entra in gioco, e parecchio, persino l’aspetto geopolitico della vicenda, con Russia e Bielorussia sempre schierate assieme, i paesi scandinavi a darsi man forte a vicenda, così come quelli balcanici. Gli unici che non sono mai capaci di organizzarsi, tanto per cambiare, sono gli Stati mediterranei, con Italia, Francia, Spagna, Malta e Grecia sempre obbligati ad accontentarsi delle briciole. E non mancano neppure le proteste clamorose del pubblico, come lo scorso anno a Copenhagen, quando i diecimila dell’Arena hanno fischiato sonoramente le due incolpevoli ragazzine che rappresentavano la Russia. Il motivo è presto detto: l’Eurovision Song Contest è forse l’evento più gay-friendly al mondo, con un pubblico in larghissima parte composto da omosessuali, e in quel periodo erano ancora calde le polemiche su Putin, Olimpiadi di Sochi e gay.
Sul fronte della qualità musicale, non c’è da aspettarsi chissà cosa. Innanzitutto è bene far professione di razionalismo musicale: ogni paese ha i suoi gusti, discutibili quanto ci pare ma leciti e da rispettare. E allora non è raro che da qualche paese dell’Est arrivi un pezzo “tamarro”, con coreografie barocche, costumi sgargianti e make up leggermente sopra le righe. È l’Eurovision, bellezza, e forse anche questa scanzonata dose di trash rende l’evento particolarmente divertente da seguire. Quest’anno, però, sempre esserci meno trash musicale, merito anche di una vagonata di ballad, di duetti melodici e persino di una certa ricercatezza stilistica che stupisce positivamente (anche se non mancano le evidenti somiglianze tra molti pezzi dell’Eurovision e quelli delle popstar americane più in voga del momento).
Tra le storie personali dei cantanti in gara, invece, fa piacere segnalare la vicenda di Monika Kuszyńska, la cantante che rappresenta la Polonia. Classe 1980, la Kuszyńska è stata dal 2000 la voce della band pop rock polacca Varius Manx, ma nel 2006 è stata coinvolta in un grave incidente stradale che l’ha costretta sulla sedia a rotelle. Dopo anni comprensibilmente difficili e un percorso anche musicale che ha cambiato molto il suo stile, ora Monika rappresenta il suo paese all’Eurovision, prima cantante a esibirsi sulla sedia a rotelle nella storia della competizione.
Molti i giovanissimi, con il sedicenne israeliano Nadav Guedj che con la sua Golden Boy (un pezzo etno-tamarro che diventerà il guilty pleasure di motli) è subito diventato l’idolo delle ragazzine (assieme al diciannovenne belga Löic Nottet). L’appuntamento, dunque, è per le 21, in diretta su RaiDue. Probabilmente l’Eurovision non farà gli ascolti di Sanremo, ma di sicuro davanti alla tv ci saranno molti dirigenti Rai a gufare Il Volo. Perché i soldi scarseggiano, l’evento a viale Mazzini ha pochi estimatori e quasi nessuno ha voglia di portare il divertente ma costoso carrozzone in Italia il prossimo anno.