Il presidente della Commissione Salute della regione e candidato alle imminenti regionali nella lista del Pd era stato invitato come esperto in materia in due incontri convocati da altrettante sigle ospedaliere ma, dopo la polemica sollevata dalla candidata del movimento Alice Salvatore, ha declinato gli inviti: "Se a San Martino chiamano me e non altri è perché gli altri di sanità non capiscono un accidente"
Due incontri sindacali convocati da altrettante sigle ospedaliere, con Valter Ferrando, presidente della Commissione Salute della regione e candidato alle imminenti regionali nella lista del Pd, invitato come esperto in materia. Sessantuno anni, proveniente da una famiglia di antica tradizione comunista, primario di chirurgia Oncologica al San Martino, in aspettativa da cinque anni, Ferrando è stato pizzicato dalla candidata governatrice del M5S, Alice Salvatore che ha aperto il fuoco: “E’ andato in scena un goffo e maldestro tentativo di aggirare il buongusto che si spinge fino alla propaganda elettorale all’interno di un ospedale, spacciandolo per una riunione sindacale”. Tanto più che, gira il coltello nella piaga la giovane antagonista del Movimento di Beppe Grillo, “nel volantino di convocazione viene suggerito ai dipendenti di utilizzare la causale 5, che permette di partecipare a riunioni sindacali durante l’orario di lavoro”.
Magari non ha letto Sun Tsu né Von Klausewitz, ma il professor Valter Ferrando ha ben chiare le regole dell’arte della guerra. Poiché in campagna elettorale si fa appunto la guerra, va giù durissimo. “Se a San Martino chiamano me e non gli altri è perché gli altri di sanità non capiscono un accidente”, si sfoga col IlFattoQuotidiano.it. Obiettivo, ovviamente, la candidata governatrice del M5 “che non avrebbe saputo rispondere ad una sola domanda sui temi in discussione a cominciare dal riparto dei fondi e alla libera professione sanitaria”, rincara Ferrando. Che ricorda il suo curriculum professionale: “Trent’anni al lavoro nel maggiore ospedale ligure, venti dei quali passati ad occuparmi di problemi sindacali legati alle professioni sanitarie. Cose delle quali la cosiddetta candidata grillina non ha mai neppure sentito parlare”.
E tuttavia la domanda suscitata dalla vicenda resta inevasa. Era il caso di permettere di tappezzare i corridoi dell’ospedale di volantini con tanto di foto del professore, circondato da ammirati colleghi? Sensibilità istituzionale nonché motivi di opportunità lo avrebbero sconsigliato. Ferrando si impenna: “Non ne so niente, mi avevano chiesto l’incontro ma siccome sono una vecchia lenza e so dove devo mettere i piedi, li avevo scoraggiati: ‘Ragazzi, attenti, finisce che questa faccenda sarà strumentalizzata in campagna elettorale e nasceranno dei casini. Rimandiamo a dopo le elezioni, ai primi di giugno'”. Invito inascoltato, gli incontri “sindacali” – il secondo convocato dall’Anaao, uno dei più potenti sindacati dei medici – sono stati confermati dagli organizzatori e annunciati con tanto di volantini e manifesti affissi in tutto l’ospedale.
E se si trattava di una iniziativa inopportuna, perché Ferrando ha aderito? “Io non sono intervenuto. All’ora indicata per gli incontri a San Martino, ero dalle mie parti, a Crevari, sopra Voltri (periferia nell’estremo ponente cittadino, ndr) a fare campagna elettorale e comunque non posso impedire a nessuno di vedermi come un punto di riferimento. A San Martino lavorano cinquemila persone e la maggior parte mi conoscono e mi stimano”. Detto altrimenti, il grande ospedale regionale è uno dei maggiori serbatoi di voti nella sanità. Il segretario regionale dell’Anaao, Gianni Traverso, al Secolo XIX ha confermato che è stato Ferrando a rinunciare all’incontro, dopo essere stato sollecitato, però: “Il prossimo lo faremo nella nostra sede per evitare polemiche. Era stato lui che aveva voluto incontrare i nostri iscritti. Comunque incontreremo tutti i candidati più rappresentativi”.
Burlandiano di ferro, Ferrando è una vecchia volpe della politica. Aveva messo a punto e sostenuto con vigore la nuova legge regionale sul primariato, che consente ai medici di esercitare anche al di fuori delle strutture sanitarie pubbliche. La legge era stata licenziata a febbraio dal consiglio regionale con il voto della maggioranza e di spezzoni consistenti del centrodestra che aveva bilanciato alcune defezioni, tra le quali quella di Claudio Montaldo, assessore uscente alla sanità, non più candidato dal Pd dopo che era scivolato su posizioni di netto dissenso con il governatore Burlando e la componente renziana del partito ligure della quale fa parte anche Ferrando.
“Una regalia alla lobby dei primari e un varco aperto verso la sanità privata“, aveva definito la legge Giacomo Conti capogruppo della Federazione della sinistra in via Fieschi. Se gliela si ricorda, Ferrando fa spallucce. “Sarò rieletto e riproporrò le mie scelte, a cominciare dalla legge sulla professione sanitaria che riguarda infermieri e psicoterapeuti e ostetriche. Ci può scommettere, sarò rieletto in consiglio regionale e Raffaella Paita sarà il nuovo presidente della regione Liguria”. Le chiederà di nominarla assessore alla Sanità? Non è un mistero che questo è il suo grande sogno: “Sarò a disposizione per l’incarico che mi verrà proposto”, glissa Ferrando.