“Volevo approfittare della giornata per visitare le case coloniali e le chiese, le fortezze, le mura, quando, passando vicino ai magazzini del porto, mi venne la curiosità di entrare nella stazione degli autobus. Sono dell’idea che l’anima di una cultura possa essere svelata dal cibo, ma che l’anima di un popolo la si possa carpire dai mercatini e dalle stazioni di arrivo e di partenza di autobus e treni.”
Un romanzo perfetto, dove non ci sono parole di troppo. Una narrazione semplice ed elegante. Una storia che sono tante storie in giro per il mondo, intimità viandanti di culture, soggetti, paesaggi dei cinque continenti. Si tratta de Fiori artificiali, di Luiz Ruffato, uno dei più interessanti e geniali scrittori brasiliani contemporanei, pubblicato in Italia da La Nuova Frontiera e tradotto da Giorgio de Marchis e Gian Luigi De Rosa.
È una storia che trasuda umanità ed è un inno all’ascolto. Dopo un capodanno desolante e una vita trascorsa in giro per il mondo a cancellare le proprie orme, nel vano tentativo di dimenticare di non avere un luogo al quale fare ritorno, Dório Finetto decide di scrivere la propria autobiografia, ma ben presto si rende conto che la sua vita non è stata altro che un attento esercizio d’ascolto. Per scrivere il proprio passato non può, quindi, che raccontare le vite degli altri, richiamando alla memoria i tanti e spesso casuali e fugaci incontri che nel corso degli anni si sono susseguiti. Da Beirut a Buenos Aires, passando per Nordestedt, Montevideo e Dili, Dório Finetto ripercorre, così, la propria esistenza, guardandola riflessa nelle vite, sospese come ponti sull’abisso, di quanti ha saputo ascoltare. E in questo accogliere le parole e le confessioni altrui Luiz Ruffato/Dório Finetto ci regala storie incredibili nella loro toccante semplicità.
Fiori artificiali è un romanzo capace di ridare centralità alle vite marginali, di dare importanza alle coincidenze, alle esistenze di passaggio. Sentimenti in movimento, parole vaganti, destinazioni quasi casuali: Uruguay, Brasile, Argentina, Libano, Cuba, Timor Est, Germania, destinazioni che grazie alla precisione descrittiva e alle invenzioni linguistiche dell’autore latinoamericano vorresti fossero molto di più, e alla fine del romanzo dispiace che Dório Finetto non sia vissuto cinquecento anni.
Luiz Ruffato è nato nel 1961 a Cataguases, nello stato di Minas Gerais, Brasile. Prima di diventare uno scrittore, ha venduto pop-corn, ha fatto il cameriere, il commesso, l’operaio in un’industria tessile, il tornitore metallurgico, il giornalista, il libraio e il ristoratore. Oggi è unanimemente considerato il romanziere più interessante e originale della letteratura brasiliana contemporanea. Tradotto, pubblicato e pluripremiato in diversi paesi, Ruffato è riuscito nel giro di pochi anni a imporsi nel panorama letterario internazionale, raccontando un Brasile diverso, lontano dagli stereotipi e ancora tutto da scoprire per i lettori italiani.