Per il Centenario della Prima Guerra Mondiale Rai Uno ha messo in onda un documentario sui silenziosi temerari che accompagnarono i soldati: gli animali. Cavalli, cani, muli e colombi sono i protagonisti inediti raccontati da Folco Quilici insieme alle immagini inedite recuperate dagli archivi inglesi e italiani
All’inizio della guerra i proprietari erano costretti a offrire i loro cavalli per la leva equina. Animali destinati al trasporto di uomini, ma anche compagni dei quali curarsi in un’epoca di barbarie. Una sorta di primordiale, drammatica pet-therapy che riportava i soldati a una dimensione domestica mentre infreddoliti sul fronte usavano fucili, polvere da sparo e raccoglievano i compagni feriti e quelli caduti. Un doc diverso dal solito, non tanto per la sua forma, piuttosto classica – montaggio ad hoc con voce narrante, in questo caso del doppiatore Stefano Mondini – ma per i contenuti che erano rimasti perlopiù storie di bisnonni tramandate attraverso le generazioni. Tanto che lo stesso Quilici nel doc accenna ai racconti che suo padre gli faceva riguardo al mulo che in guerra gli era stato affidato.
Animali che scalavano qualsiasi terreno impervio portando in groppa l’obice da 105/14 (cannone da fanteria), all’occorrenza riscaldavano i soldati col loro corpo o in casi estremi li sfamavano con la loro carne in un cerchio di cure e fiducia reciproche. La mattanza della Grande Guerra cede il posto all’eroismo e le relazioni d’affetto immortalate da foto proposte con rielaborazioni su vari livelli con effetto 3D sono straordinarie. I video sono stati selezionati da una montagna di scarti di documentazioni ufficiali proprio perché ritraevano la vita al fronte al fianco di animali, alcuni molto crude se si parla di topi e pidocchi, le bestie nemiche insieme al virus dell’influenza spagnola che sterminò più di gas e cannoni. Fonti ne sono gli archivi dell’Istituto Luce – Cinecittà, la Cineteca del Friuli e la British Pathè, dalla quale proviene grandissima parte del montato.
Cento anni fa l’Italia entrava in guerra al fianco di Inghilterra, Francia e Russia.
Una delle chicche è la storia di Francesco Baracca, cavaliere passato all’aeronautica che come stemma impresse sul velivolo che pilotava il suo cavallo arruolato nell’esercito. Quel cavallino venne poi omaggiato da un certo Enzo Ferrari. Il come è storia. E ancora le medaglie dell’eroico cane Stivo ricordato insieme al più famoso Rin Tin Tin, passato alla nascente Hollywood dopo il congedo. Poi tanti monumenti alla memoria, di asini come di colombi instancabili che portavano messaggi schivando pallottole fino al presente di allievi e addestratori nel Centro Antimine di Grosseto.