Se mi voti, ti asfalto la strada. Una promessa che è diventata spesso realtà a Campagnatico, piccolo comune di nemmeno 2.500 anime in provincia di Grosseto, a una manciata di chilometri da Scansano, dove si produce il Morellino. Qui, due ex sindaci di Forza Italia, Elismo Pesucci e Fabrizio Tistarelli, che insieme hanno amministrato il paese per quindici anni, dal 1998 al 2012, sono stati rinviati a giudizio per peculato, con l’aggravante del voto di scambio. Avrebbero messo sul piatto i lavori stradali in cambio di voti durante le elezioni amministrative del 2007. E i lavori di “ringraziamento”, per un controvalore totale di circa 300mila euro, li ha eseguiti sempre la stessa ditta, la Edilbrizzi srl. Per questo a processo con i due ex sindaci andranno anche Emanuele Brizzi, responsabile comunale del servizio finanziario, Andrea Brizzi e Massimo Brizzi, che sono rispettivamente amministratore e direttore tecnico dell’impresa edile.
Un caso giudiziario che in realtà è solo un piccolo tassello della maxi inchiesta “Amici Miei” sul presunto giro di corruzione per gli appalti pubblici nel comune di Campagnatico, iniziata nel 2007. Dalla documentazione acquisita negli uffici comunali, la Guardia di finanza grossetana aveva notato qualcosa di strano nel settore dei lavori pubblici, in particolare strade della campagna asfaltate a pezzettini qua e là in prossimità di poderi. Così, i militari erano andati a bussare alle porte dei “fortunati” proprietari chiedendo le modalità con le quali gli interventi erano avvenuti, chi li aveva richiesti o proposti e se, per caso, avessero votato per la lista Pesucci-Tistarelli. Sono saltate fuori molte “coincidenze”, che hanno portato la Procura a pensare che l’attività pubblica, quella dell’asfaltatura delle strade, fosse a favore non tanto della popolazione, ma dell’elettorato favorevole. Da qui l’accusa di peculato.
Ma la notizia non sconvolge più di tanto nel borgo. I due ex sindaci, d’altronde, oltre al partito politico, condividono anche la frequenza, loro malgrado, nei tribunali. In particolare Pesucci, vigile urbano entrato in politica, eletto nei primi anni Novanta in consiglio comunale nelle file del centrosinistra e convertitosi alla causa berlusconiana poco dopo. È diventato sindaco la prima volta nel 1998, al primo colpo, con il 60% dei voti. Di lui, a Campagnatico, si dice che si atteggi a re del borgo, tanto da aver fatto scrivere il suo nome nella cartellonistica dei monumenti: “Chiesa del xv secolo…del sindaco Elismo Pesucci”. Nel 2003 viene confermato sindaco con oltre il 70%. Alle elezioni del 2007, prima prova a convincere tutti sulla “non chiarezza” della legge che impedisce di candidarsi per tre mandati consecutivi, poi decide di candidare il suo fedele compagno, Fabrizio Tistarelli, nella lista che, però, si chiama “Lista Pesucci”. Tistarelli vince e Pesucci gli fa da vice. Bastasse questo, racconta il Tirreno in quei giorni, poco dopo impone a Tistarelli la sua sostituzione in giunta con un proprio parente, il cugino settantenne, Liveno Pesucci, e si fa nominare dirigente al personale in Comune, senza avere nemmeno una laurea. Un valzer che ha fatto esplodere uno scandalo giudiziario, ma i guai di Pesucci con la giustizia erano solo all’inizio.
Pesucci adesso colleziona processi e accuse: corruzione, falso ideologico, abuso d’ufficio, frode processuale, peculato e molto altro. E nel maxi processo “Amici Miei” è imputato chiave. L’inchiesta si concentra su due mega appalti per un importo complessivo di 2 milioni e 800mila euro: gare aggiudicate nel 2006 che, secondo le accuse, sarebbero state pilotate in cambio di lavori gratis nelle proprietà private degli amministratori imputati. È stato poi rinviato a giudizio per corruzione aggravata per atti contrari ai doveri d’ufficio per una vicenda legata ad appartamenti costruiti su un suo terreno: per l’accusa avrebbe intascato una tangente in cambio dell’attivazione sua e di altri funzionari per volumetrie eccedenti e di lavori pubblici affidati in maniera illecita. È infine stato rinviato a giudizio, insieme a Tistarelli, per il servizio autovelox del Comune, il cui appalto, secondo la Procura, non sarebbe stato rinnovato in maniera lecita: secondo l’accusa, un’impiegata segnalata dallo stesso Pesucci sarebbe stata assunta dalla ditta che si è aggiudicata l’appalto, la quale avrebbe anche consegnato – secondo chi ha indagato – pacchi di generi alimentari per le feste di Natale e Pasqua all’ex sindaco e all’allora comandante della polizia municipale.