“Elitario”, “inaccessibile”, “non fa sognare” e “costa troppo allo stato francese”: questo il giudizio sul Festival di Cannes per oltre il 70% dei francesi. Nemmeno a farlo apposta, nella giornata del trionfo transalpino al 68esima edizione della rassegna cinematografica più nobile e prestigiosa al mondo, diverse testate francesi hanno rilanciato i risultati piuttosto negativi per la kermesse della Costa Azzurra del rilevamento effettuato da Odoxa tra il 21 e il 22 maggio 2015 per il quotidiano Le Parisien.
Alla domanda iniziale del sondaggio, quella sull’ “opinione che si ha sul festival”, con quattro risposte a disposizione (molto buona, abbastanza buona, non buona, pessima), già si sente scricchiolare il consenso generale: le categorie con segno meno sono al 43% e quelle col segno più ad un risicato 56%. Nella domanda successiva su quanto si è “interessati al Festival di Cannes” cominciano le dolenti note: “non molto” al 36%, “per nulla” al 33%; tanto che se fosse per gli entusiasti, tra quelli che indicano “molto” – 4% e “un po’ ” – 26%, Cannes potrebbe finire persino in pensione. Curioso tra l’altro che la percentuale più alta – 40% – nella parte positiva dei giudizi arrivi dalla fascia 18-24 anni, come del resto il disinteresse corre al 70% nelle fasce dai 25-34 anni e tra i 35-49 anni. Ancor più “tranchant” la risposta a “Il festival di Cannes vi fa sognare?”: il 76% ha un’opinione negativa (per nulla è al 40%).
Tra i motivi che affondano la storica manifestazione sulla Croisette, un po’ come fuori dalle sale del festival, c’è la fila: l’84% dice che è troppo bling-bling (qualcosa che assomiglia all’ostentare ricchezza da parte delle classi sociali meno abbienti, ndr); per il 78% degli intervistati è giudicato “inaccessibile”; “superficiale” è per un buon 77%; “elitario” al 73%; mentre per il 64% degli interpellati è “uno spreco di denaro pubblico”. Tra l’altro, come riportano i siti web di Liberation e Le Parisien, Cannes 2015 è costato 20 milioni di euro, la cui metà proveniente dalle casse dello stato francese, tra ministero della cultura, comune di Cannes, Provence-Alpes-Côte d’Azur e Alpes Maritimes
Interessante anche la polemica tra cinema d’autore e cinema commerciale che in Francia sembra ricalcare il dibattito italiano, soprattutto dopo il Festival di Venezia 2014 dove è stato premiato il film di Roy Andersson, Un Piccione seduto…, invece che titoloni di richiamo come Birdman di Iñarritu, film che poi a febbraio 2015 ha vinto l’Oscar: per ben il 61% degli intervistati Cannes non premia quasi mai il “cinema grand public”, mentre solo per il 53% il festival francese è in grado di “far conoscere i film con piccolo budget o di autori poco conosciuti”.
Infine, tra i film preferiti che hanno vinto la Palma d’oro, in attesa di capire come sarebbe andata Dheepan di Jacques Audiard, fresco vincitore, svettano Il pianista di Roman Polanski (36%); Apocalypse Now di Francis Ford Coppola (35%); Pulp fiction di Quentin Tarantino e Lezioni di piano di Jane Campion (31%). Solo quinto il primo titolo francese, Un uomo, una donna di Claude Lelouche (25%), e sesto La vita d’Adele di Abdellatif Kechiche (21%) che ha vinto nel 2013; mentre di Regno d’inverno di Nuri Bilge Ceylan, Palma d’oro 2014, nemmeno c’è traccia. Difficile pensare che i numeri del sondaggio diano ragione alla grandeur francese, anzi il monumentale Festival di Cannes, proprio nel primo anno di presidenza targata Pierre Lescure, dopo l’incontrastato regno di Gilles Jacob, pare un gigante dai piedi d’argilla perdendo credibilità prima di tutto in patria.