Se William Shakespeare fosse ancora vivo certo non si sarebbe lasciato scappare l’occasione e avrebbe trovato l’ispirazione per un’opera teatrale dal sapore di tragicommedia dato che a Verona in questi giorni non si parla d’altro e per chi si sta recando a visitare la città scaligera la curiosità di fare qualche domandina al vescovo Giuseppe Zenti è senz’altro più forte di quella di rimirare il celeberrimo balcone di Giulietta. Altro che Montecchi e Capuleti, la follia di quanto accaduto è tale da far impallidire persino il povero Mercuzio.
Capita infatti che la mattina del 14 maggio circa 400 insegnanti di religione della curia di Verona si vedano recapitare nella casella di posta elettronica una mail alquanto inusuale dal contenuto confidenziale.
Il mittente è don Domenico Consolini, direttore dell’ufficio scuola della curia di Verona e tra gli allegati c’è una lettera firmata niente po’ po’ di meno che da sua eminenza il vescovo di Verona Giuseppe Zenti. Il contenuto della missiva del vescovo è il seguente: “
Voglio sperare che nessuno pregiudizialmente mi giudichi schierato nei confronti di una candidata, la dottoressa Monica Lavarini, una coordinatrice di gruppo del Simposio dei Laici con il vescovo, che si è candidata da sola. Data però la posta in gioco, ne condivido il programma che ha elaborato da sola, imperniato sulla difesa dei diritti delle famiglie in difficoltà, cioè sul sociale debole e sulle scuole cattoliche, inserendosi come gli altri cattolici, per maggiore libertà, nella lista civica di Zaia“. Più chiaro di così si muore, si tratta di un vero e proprio endorsement e di un invito molto esplicito ad appoggiare la candidatura di questa signora Lavarini alle ormai imminenti elezioni regionali. Manco a dirlo,
la mail ha sollevato un polverone e una serie di proteste che hanno provocato una smentita da parte dello stesso mittente con una nuova mail la sera stessa del 14 maggio nella quale si invitava a non tenere conto della prima comunicazione per evitare fraintendimenti. Dal canto suo il vescovo Zenti si è scusato pubblicamente dicendo di essere stato frainteso perché mai avrebbe parteggiato per un partito (a noi era sembrato un tantino diverso) ma intanto
la conferenza stampa nella quale il monsignore avrebbe dovuto chiarire la sua posizione prevista per il 15 maggio
è stata prontamente annullata.
Insomma, per dirla con “il Bardo”, secondo il vescovo Zenti e lady Cucumazzo si starebbe facendo soltanto “Molto rumore per nulla” ma a noi sembra piuttosto che le campagne elettorali siano ormai diventate affari da “Mercante di Venezia”. Sulla merce di scambio, soprattutto per quel che riguarda il rapporto tra Chiesa e politica, qualche idea se l’è fatta il Movimento 5 Stelle che in un dossier parla di 50 milioni di contributi elargiti a pioggia su tutto il Veneto da una delibera del consiglio regionale: di questa cifra parecchi milioni di euro sarebbero andati a diverse parrocchie del Veneto. Solo un caso? Il dossier del M5S attende di essere smentito.