Per la prima volta, al Mattino di Padova, interviene un amico del padovano morto in gita scolastica a Milano. Secondo il giovane, lui e gli altri ragazzi avrebbero voluto inviare una lettera ai giornali per dimostrare di non essere omertosi. Ma la polizia "ha dato l'ordine di non parlare"
“Noi volevamo parlare. Abbiamo preparato una lettera da inviare ai giornali, ma la polizia ci ha dato l’ordine di non farlo”. A intervenire è uno dei compagni di classe di Domenico Maurantonio, il ragazzo morto cadendo dal quinto piano di un hotel di Milano mentre si trovava in gita scolastica. Dopo le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal padre e dalla madre del 19enne, entrambi sorpresi del silenzio degli amici, uno di quei ragazzi ha deciso parlare al Mattino di Padova.
“Non vogliamo assolutamente che Domenico passi come il ragazzo tradito dagli amici. Non è così. Lui era uno di noi”. Secondo il giovane, il silenzio suo e dei compagni non è stata una loro decisione, perché la polizia “ci ha dato ordine di non parlare, di non rendere noti particolari delle indagini. Noi con gli investigatori siamo stati collaborativi al massimo”. L’amico di Maurantonio si difende quindi, sostenendo che “quando ci siamo sentiti dare degli omertosi abbiamo preparato una lettera da inviare ai giornali per spiegare chiaramente la nostra versione e mettere fine a tutte le falsità che stavano uscendo”.
Tuttavia il ragazzo nega di sapere qualcosa di più di quanto è già noto sulla morte di Domenico: “Abbiamo riferito che neanche noi sappiamo cosa sia successo quella notte, non abbiamo visto né sentito. Abbiamo solo potuto fornire agli inquirenti gli stati d’animo di Domenico che abbiamo percepito nelle ore precedenti alla sua morte”. Gli amici non sarebbero in grado di fornire particolari ulteriori quindi: “Alcuni erano alticci altri sobri, nessuno ubriaco. Quando ci siamo addormentati Domenico era in camera e dormiva”.
Alla fine il primo dei compagni di Maurantonio che ha deciso di parlare si rivolge ai genitori dell’amico: “Abbiamo già provato a parlare con loro ma il papà ha detto che non aveva ancora la forza per ascoltarci. La loro reazione la comprendiamo ma vogliamo fargli capire che noi mai avremmo tradito Domenico”.
Domenico Maurantonio, 19 anni, è morto il 10 maggio a Milano, mentre era in gita scolastica con la sua classe per vedere Expo. Una volta esclusa l’ipotesi della morte accidentale, per gli investigatori l’idea più probabile è rimasta a lungo quella dello scherzo finito male. Nei giorni scorsi si è parlato a lungo di un lassativo versato per goliardia in un bicchiere di birra del giovane. I risultati delle prime analisi ematiche tuttavia, hanno escluso la presenza della sostanza nel sangue.
Intanto le indagini proseguono. Proprio i compagni di classe del 19enne sono stati ascoltati venerdì 22 maggio negli uffici della Squadra mobile di Milano. Qualcuno ha fornito testimonianze “utili”, quindi inquirenti e investigatori hanno sequestrato alcuni cellulari per analizzare chat e sms scambiati la notte della morte del ragazzo padovano. Mentre dalle analisi sul telefono cellulare di Maurantonio, è emerso che il ragazzo avrebbe inviato un messaggio, probabilmente via chat, verso le 5/5.30 della mattina del 10 maggio. Domenico sarebbe precipitato dalla finestra dell’hotel tra le 5.30 e le 7 del mattino.