Durante la tarda primavera e fino all’autunno è consentito usare specifici insetticidi per effettuare la lotta alle zanzare. La lotta zanzaricida viene effettuata per via aerea e spesso direttamente sui centri abitati. In particolare, in tal modo si ritiene di combattere la zanzara tigre (Aedes albopictus), altra specie introdotta incautamente nel nostro ambiente, in questo caso da un’azienda genovese importatrice di pneumatici ai primi degli anni Novanta del secolo scorso. Estremamente resistente e veloce nel migrare, anche grazie ai trasporti, attualmente la zanzara tigre è presente nel nord Italia, con punte dell’80% dei comuni in Emilia-Romagna, il 65% in Friuli, la metà circa in Veneto. Questi i dati di un documento dell’Ispra, che sottolineano come la sua attuale diffusione sia favorita dal degrado ambientale e dall’urbanizzazione incontrollata. Non vi è competizione con la zanzara comune: ambedue le specie proliferano, a fronte di condizioni loro favorevoli.
Lo stesso documento evidenzia che la lotta adulticida effettuata con prodotti di sintesi non è efficace (anche perché le zanzare spesso diventano resistenti agli stessi) ed in compenso: “Sono state trovate correlazioni significative tra effetti tossici degli insetticidi di sintesi ed allergie, asma, malattie neurovegetative, sterilità, malformazioni neonatali, etc. Malattie ben più gravi, fino al tumore, si presentano dopo anni di incubazione quando non si pensa più che siano la conseguenza delle irrorazioni.”
Oltre a ciò, gli insetticidi utilizzati per combattere le zanzare, riducono le popolazioni di altri insetti, quali le già martoriate api, le cui popolazioni sono diminuite di circa il 50% in tutta Europa, anche grazie all’uso di insetticidi di nuova generazione.
Allora meglio la lotta biologica, dice lo stesso documento, effettuata specialmente sulle larve. Efficaci nella diminuzione sono rondini, rondoni e pipistrelli. Peccato, dico io, che anch’essi siano in riduzione in tutta Italia. Altri metodi sono il controllo genetico, enzimi (Zanzibar), crostacei divoratori di larve (Ciclopino), un altro insetto (il Ditisco). Poi utili le tinche, ma solo ovviamente, nelle acque lacustri. Personalmente, sarei contrarissimo invece alla suggerita Gambusia, un pesce proveniente dal nordamerica: abbiamo già fin troppe specie alloctone, non è il caso di introdurne o diffonderne altre, con conseguenze sull’ambiente difficili da valutare.
Alla fine della lettura del documento si arriva alla conclusione che i trattamenti aerei anti-zanzara, anche se sono molto comodi, sono altamente nocivi per l’uomo, non sono selettivi e non riducono drasticamente le popolazioni di zanzare. Al contrario di ciò che avverrebbe con una lotta biologica, che è sicuramente più mirata anche se forse più costosa. Allora viene da domandarsi. Qui non è neanche il caso di richiamare il principio di precauzione, secondo il quale un prodotto non deve essere utilizzato se non si è certi della sua innocuità Abbiamo di fronte prodotti sicuramente nocivi. Cosa si aspetta a vietarli drasticamente?