Tre anni di reclusione per truffa, ma senza l’aggravante mafiosa: è la condanna emessa dal gup di Catania Alba Sammartino contro Salvatore Ferlito, presidente dell’Ance Sicilia, l’associazione dei costruttori di Confindustria. Una sentenza che arriva in tempi record, dopo che Ferlito era stato rinviato a giudizio nell’aprile scorso, scegliendo di essere processato con il rito abbreviato. Secondo la ricostruzione della procura di Catania, guidata da Giovanni Salvi, Ferlito avrebbe stretto un accordo con Salvatore Basilotta, figlio di Vincenzo, il re del movimento terra, coinvolto nella maxi inchiesta antimafia Iblis e recentemente deceduto. L’accordo prevedeva che un appalto per alcuni lavori sulla strada provinciale 120, vinto dalla Comer, l’azienda di Ferlito, venisse “girato” alla Incoter, impresa confiscata ai Basilotta. Per il pm Antonino Fanara, Ferlito si era macchiato di truffa, aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra. Il gup ha però cancellato l’aggravante dalla sua sentenza, riconoscendo il presidente dei costruttori colpevole solo di truffa, ma ai danni di un’azienda confiscata a Cosa Nostra, giudicandolo allo stesso tempo “incapace di contrarre con la pubblica amministrazione”.
L’ennesima tegola per Confindustria Sicilia, che dai fasti della lotta al racket, è passata alle tenebre delle inchieste contro i suoi leader. Prima è arriva l’inchiesta della procura di Caltanissetta per concorso esterno a Cosa Nostra contro Antonello Montante, delegato nazionale per la legalità di viale dell’Astronomia, presidente degli industriali siciliani e simbolo della riscossa contro il pizzo; poi è stata la volta di Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio di Palermo, arrestato per aver chiesto una mazzetta da centomila euro al pasticcere Santi Palazzolo; adesso è la volta di Ferlito, altro leader di primo piano degli imprenditori isolani. Che per il momento, però, ha anticipato di non volersi dimettere dalla carica al vertice dell’Ance. “Attendo il deposito delle motivazione – dice al quotidiano on line livesicilia.it – il codice etico non prevede le mie dimissioni, l’importante è che non ci siano collegamenti con la mafia”. Dichiarazioni che, nel totale silenzio della classe politica, hanno suscitato la replica di Addiopizzo Catania. “Ci auguriamo – scrive l’associazione antiracket etnea in una nota – che Ferlito dimostri di essere legato non al suo incarico ma a questa terra, che non ha bisogno di codici etici per andare avanti, ma, semmai, di etica, rispetto, e trasparenza”.