La società edilizia ha incamerato le quote per poter costruire appartamenti mai finiti oppure nemmeno cominciati. Un affare che ha fatto gola anche alla 29 giugno di Mafia Capitale
Truffati dalla cooperativa. Si definiscono così i circa 200 soci residui della Cooperativa edilizia Deposito Locomotive Roma San Lorenzo. Storica cooperativa romana, che affonda nella storia del Pci prima e di quello che viene, dopo. E che lascia dietro di sé una storia di delusioni, disperazioni e di risorse non più restituite ai suoi soci, ferrovieri, pensionati, impiegati, operai, insegnanti che hanno lasciato nelle sue casse i risparmi di una vita. A un certo punto di questa storia ci si imbatte anche nei nomi di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, perché la Cooperativa, “in agonia”, come dice Buzzi, si rivolge a loro per cercare di evitare il fallimento. Senza successo, con una coda distruttiva.
Antonella ha investito 60 mila euro nel libretto di risparmio e altrettanti nella costruzione delle abitazioni alle Case Rosse, quelle che, come vedremo, finiscono nel mirino della Cooperativa 29 Giugno di Buzzi. Laura, invece, ha investito 58 mila euro per una casa mai costruita all’Anagnina e altri 80 mila euro su un libretto. Giuliano ha investito risparmi per 120 mila euro. Questi soldi si sono dissolti e la cooperativa, oggi, deve circa 3 milioni ai suoi soci, almeno a quelli che sono rimasti perché nel tempo la maggioranza dei 1200 soci dichiarati nel 2012, scompare. Eppure, solo alla fine del 2012, l’allora presidente della Deposito Locomotive, Santino Dei Giudici, riceveva dalla Camera di Commercio di Roma il premio “Maestro dell’Economia” per “la capacità, l’impegno e la longevità dimostrata alla guida della cooperative”. 1.600 alloggi costruiti, 1200 soci dichiarati, la capacità, ricordava Dei Giudici, di prendere in mano la cooperativa, già piena di debiti all’inizio degli anni Novanta, e di rimetterla in sesto. Come? Grazie a “progetti edilizi fattibili e con tempi di realizzazione certi”. Nel 2014, però, solo un anno e mezzo dopo, i soci ricevono una raccomandata per una riunione straordinaria. Vengono informati che le casse sono vuote: “I terreni sono coperti di problemi, a Tor Vergata i lavori sono stati bloccati, le case non si riesce a costruirle”. Anche i risparmi accantonati vengono meno. Non c’è un euro in cassa. Da ultimo bilancio presentato, risultano 3 milioni di debiti: 1,45 per prestiti dei soci più 1,5 di debiti vari.
La cooperativa viene sciolta e passa alla liquidazione volontaria che diventa liquidazione coatta nel dicembre dello stesso anno. I soci, nel frattempo, diventano 217, circa mille si sono dileguati e nessuno sa dire come sia avvenuto. Quelli rimasti, che si sono organizzati collettivamente e hanno creato il sito www.truffatidallacooperativa.it, fanno notare: “Mentre ad alcuni soci è stato anche ostacolato/negato il ritiro di piccole somme, ben 883 hanno ritirato tutti i loro risparmi dalla nostra Coop e la loro iscrizione a soci”. Intanto dalle carte dell’inchiesta Mafia Capitale si scopre come su questa cooperativa aveva messo gli occhi anche Salvatore Buzzi, l’uomo ritenuto dalla Procura di Roma, braccio destro di Massimo Carminati. L’obiettivo era di mettere a segno un affare immobiliare: Buzzi, è scritto negli oltre 75 mila atti di indagine, prospettava “la possibilità di acquistare 14 appartamenti a ‘Case Rosse’, di proprietà della Cooperativa Locomotive San Lorenzo, che al momento si trovava in grosse difficoltà economiche, dovendo pagare in un breve lasso di tempo, 150.000 euro per delle cambiali in scadenza”.
Di questo affare ne parla il 19 novembre 2013: “…di 32 appartamenti di cui 18 venduti, uno tra l’altro a un medico (…) sta arrivando a di’ che la vogliono mette in liquidazione perché sta in pre agonia … (inc.) sta in pre agonia”. Poi continua: “Entro giovedì, perché venerdì vanno a scadenza le cambiali… le cambiali so’ scadute… gli vanno protestati le cambiali di 150.000 euro… alla Cooperativa di Locomotive San Lorenzo”. Poi rivolto a Massimo Carminati, dice: “San Lorè sta messa male, io ho preso i bilanci, ho pensato a te Massimo”. I carabinieri del Ros continuano a intercettare la conversazione, dalla quale, anche con altri interlocutori, sembra che Buzzi stia calcolando il guadagno a persona: “Lo sai quanto guadagniamo, 24 euro e 30? (…) un milione e due… utile!” Anche questa volta, quindi, era l’emergenza a fare l’opportunità. Alla fine però, scrivono i Ros dei carabinieri, “allo stato delle attuali conoscenze investigative, l’investimento non risulta ancora concretizzato”. L’affare quindi non va in porto. Così, mentre Buzzi si era accorto della “pre-agonia” della Cooperativa di San Lorenzo, i soci no. Con tanto di perdite dei risparmi di una vita.
Di Salvatore Cannavò e Valeria Pacelli
Da Il Fatto Quotidiano del 20 maggio 2015