Riprendiamo, dopo il post della scorsa settimana, l’esposizione dei dati del ‘tempo antenna’ (la composizione percentuale), cioè la somma del ‘tempo notizia’ (il tempo dedicato dal giornalista all’illustrazione di un soggetto politico) e del ‘tempo di parola’ (il tempo il cui il soggetto parla direttamente in voce), dei soggetti politici e istituzionali sui telegiornali di Rai, Mediaset e La7 nella settimana 16-22 maggio (la fonte è l’Agcom).
Rispetto alle due settimane precedenti (dal 2 al 16 maggio) vi sono alcuni cambiamenti indicativi.
Per i Tg Rai diminuisce la presenza del Pd (dal 12 al 9%). Il Presidente del Consiglio passa dal 17% del totale del tempo antenna al 21%. Area Popolare aveva l’1% nella precedente rilevazione mentre nell’ultima settimana arriva 4%. Il Pdl scende dal 12 al 10%. La Lega passa dal 5% al 6%. Il M5S scende dall’11% al 7%.
Sui Tg Mediaset si registrano un consistente aumento del Pd (dal 15 al 20%) e una diminuzione del governo (dal 18 all’11%). Il Pdl passa dal 21% al 23%. Area Popolare passa dall’1% al 5%. Il M5S quasi si dimezza, dal 10% al 6%.
Su TgLa7 si registra una diminuzione del Pd (dal 16 al 9%), un aumento del Presidente del Consiglio (dal 16 al 19%) e il governo scende dal 23% al 20%. Il Pdl aumenta dal 12 al 18%. La Lega passa dal 5 all’8%, mentre il M5S scende dal 10 al 6%.
Lasciamo al lettore le valutazioni dei dati.
Si rileva che la par condicio, spesso bistrattata nei periodi normali, torna sempre al centro del dibattito politico in prossimità delle elezioni. Come già rilevato, la legge non avrebbe ragione di esistere se il sistema televisivo fosse realmente pluralista; da noi è bene che ci sia e anzi sarebbe il caso che la materia della par condicio fosse meglio disciplinata.
Infine ci sembra di intuire, ma è solo una supposizione, che vi sia come una regia che decida chi debba salire e chi scendere nelle presenze dei telegiornali, e decida anche chi debba essere l’avversario di chi sta al comando.