Economia

Spending review – Quei miliardi per scuole private, cinema, ippica e giornali

Pubblichiamo un estratto del libro dell’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli La lista della spesa – La verità sulla spesa pubblica italiana e su come si può tagliare, in uscita il 27 maggio per Feltrinelli. 
Nel bilancio dello stato per il 2014 figuravano circa 16 miliardi e mezzo di spese classificabili come trasferimenti a imprese. Come sono composti e quanto facilmente sono aggredibili? Facciamo la lista. Ci sono circa 5 miliardi e mezzo di trasferimenti a ferrovie, poste e Anas (e un po’ ad altre imprese pubbliche) per contratti di servizio e investimenti da queste effettuati. (…) Ci sono 2 miliardi di trasferimenti a imprese per forniture militari: queste sono propriamente spese per la difesa e sono già state discusse nel capitolo 4. Quasi 2 miliardi e mezzo sono contributi che lo stato eroga per investimenti pubblici passati, anche in conto interesse, o correnti (il Mose, per esempio). Si potrà discutere della validità degli investimenti ma la spesa è comunque poco manovrabile nel breve periodo per effetto di impegni contrattuali preesistenti. Ci sono quasi 800 milioni per i crediti di imposta (la detassazione) per le aree colpite da terremoti, difficilmente aggredibili, direi. (…) C’è mezzo miliardo per i crediti di imposta verso le banche. Qui la questione è molto complicata ma questa voce è difficile da tagliare senza creare grossi problemi di stabilità al sistema bancario.

Restano come più facilmente aggredibili, e su questi si è concentrata l’attenzione della Revisione della spesa, circa 4 miliardi e mezzo. A chi vanno? Un po’ più di 2 miliardi nel 2014 andavano al settore dei trasporti, il grosso all’autotrasporto, compresa una parte per la detassazione del diesel. Qui si capisce la delicatezza della questione. C’è il timore che, tagliando questi trasferimenti, i Tir blocchino l’Italia. Eppure si tratta di trasferimenti che, alla lunga, non fanno bene al paese: si incentiva il trasporto su gomma e si incentiva anche, probabilmente, un eccesso di trasporto. Perché dovrebbe essere il contribuente a pagare? C’è da notare però che, in effetti, il tiraggio di questa voce è stato inferiore alle cifre stanziate nel 2014. Peraltro, la recente discesa dei prezzi del petrolio fornisce un’occasione unica per ridurre questi trasferimenti: la riduzione del prezzo del greggio e del prezzo alla pompa che si è registrata dalla seconda metà del 2014 compenserebbe un possibile taglio del sussidio dato all’autotrasporto. E, in effetti, la Legge di stabilità per il 2015 prevede una riduzione di questi trasferimenti per un importo di oltre 400 milioni, un buon passo avanti.

Circa 700 milioni vanno alle aree svantaggiate del paese. Qui occorrerebbe studiare da vicino se simili trasferimenti incentivino davvero lo sviluppo di queste zone. Molti economisti hanno dubbi in proposito. Segue poi l’agricoltura (400 milioni), che risulta anche beneficiare di elevatissime agevolazioni fiscali.

Un po’ più di 300 milioni li riceve l’istruzione privata. Questo trasferimento resta per me un mistero, tenendo conto dell’articolo 33 della Costituzione, che recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo stato”. Mi si dice che quel “senza oneri per lo stato” significa che lo stato non è obbligato a trasferire risorse a scuole e università private, ma che può farlo se vuole. Mah! Resto perplesso. All’incirca lo stesso ammontare lo ricevono giornali e televisioni private (a livello locale). Anche in questo caso c’è da chiedersi se questi sussidi siano giustificati. Fra l’altro, una norma della Legge di stabilità per il 2014 ha stanziato più di 100 milioni (distribuiti su tre anni) per finanziare il prepensionamento dei dipendenti dei giornali. Per altre categorie di lavoratori, per esempio i bancari, i prepensionamenti sono stati finanziati dal settore interessato, non dallo stato.

Poco più di 200 milioni vanno al cinema e allo spettacolo (cui si aggiungono gli ampi finanziamenti concessi dalle regioni). Certo, film come La Grande Bellezza hanno
beneficiato di questi finanziamenti. Ma lo hanno fatto anche pellicole di minore qualità. E poi chi dice che La Grande Bellezza non sarebbe stato prodotto ugualmente, anche senza finanziamenti pubblici? Un centinaio di milioni va all’ippica ma qui mi dicono che non c’è nulla da fare: si tratta dei premi sulle scommesse, per cui eliminandoli, si eliminerebbero anche le entrate corrispondenti. Ci sono poi circa 200 milioni di trasferimenti vari che sarebbero da guardare uno per uno, ma vi annoierei troppo. Tra questi, vale la pena di segnalare il contributo di 12 milioni per sovvenzionare le spese postali dei partiti politici, contributo che è stato eliminato con il decreto legge 66 di fine aprile 2014. Per fortuna.

Come fanalino di coda ci sono i trasferimenti a favore della ricerca (un centinaio di milioni). È paradossale perché, a detta degli economisti che si sono occupati da vicino della questione, i trasferimenti a favore della ricerca e dello sviluppo sono gli unici che stimolano effettivamente l’attività economica (si veda il già citato lavoro di Giavazzi
et al). (…)