Forlì si appresta a vivere due giorni all’insegna dei grandi nomi del jazz e della musica contemporanea. Il 30 e 31 maggio si apriranno, infatti, le porte dell’Auditorium San Giacomo, uno spazio destinato a diventare una nuova casa per i grandi eventi della città. Per il battesimo di questi nuovi locali ricavati dal restauro dell’ex Chiesa di San Giacomo, il Comune ha proposto un cartellone denso di concerti gratuiti che vedrà – tra gli altri – un interprete che farà la gioia dei jazzofili. Sarà proprio il San Giacomo, infatti, ad ospitare nel pomeriggio di domenica 31 il sassofonista inglese Evan Parker, unica data italiana per celebrare la ristampa dell’LP “Monoceros”.
Classe 1944, Parker è forse il più grande rappresentante vivente del free jazz europeo. La Londra in cui muove i primi passi artistici – erano gli anni ‘60 – è la testa di ponte da cui lo stile di Coltrane, Dolphy e Coleman penetrava nel Vecchio Continente, sparpagliando semi rivoluzionari su un terreno desideroso di trovare punti di contatto tra la black music radicale e le esperienze della musica colta contemporanea. Tra il 1966 e il 1967 il sassofonista fondò il primo gruppo interamente dedito all’improvvisazione, e qualche anno dopo nacque la Incus Records, label indipendente che pubblicò i suoi primi album.
La composizione in tempo reale, molto più di altre espressioni, necessita di una registrazione: da qui si spiega l’imponente produzione di Parker, che conta oltre 200 apparizioni su dischi. A FQ Magazine il virtuoso di Bristol ha raccontato la genesi di “Monoceros”: “L’LP originale è stato inciso direttamente su disco, nessun nastro, e l’unica possibilità di modifica era l’incisione dell’altro lato. Ho inciso solo due lati, quindi è chiaramente un documento di ciò che potevo fare in quel momento. Il bisogno di accettare ciò che accade in tempo reale e progredire è una caratteristica della musica improvvisata e forse la più stimolante”.
Secondo Parker “La musica è completa nel momento dell’esibizione. L’esibizione dal vivo sarà sempre il metro con cui le registrazioni sono valutate. Nel mondo modesto della musica improvvisata possiamo ancora contare in gran parte sul supporto appassionato dei nostri ascoltatori”. Ma i dischi hanno ancora una loro funzione di scambio artistico: “Per gli appassionati le registrazioni sono un modo per restare in contatto con gli sviluppi nella musica, e il posto individuale del musicista nella comunità sempre in costante crescita dei musicisti”.
Il suo sassofono è apparso anche in alcuni dischi di Scott Walker, Robert Wyatt, David Sylvian e Spring Heel Jack. “Avevano le idee molto chiare su ciò che volevano da me” ricorda Parker . “Ovviamente ciò era basato in ciascun caso su aspetti leggermente diversi della mia musica, ma tutti mi hanno dato grande libertà creativa”. Se per molti musicisti è necessario pre-determinare un approccio specifico in ogni situazione, nel free jazz l’artista britannico si muove “come un cieco per il quale il buio non è uno svantaggio”.
Oltre a Parker, la due giorni di Forlì ospiterà anche altri artisti di grande rilievo. Sabato 30 maggio il palco dell’Auditorium accoglierà la violoncellista australiana Catherine Jones in duo con la clavicembalista Giulia Nuti. Entrambe sono autorevoli interpreti della tradizione barocca, e suoneranno repertori di Giovanni Battista Cirri, compositore forlivese del ‘700. In serata suonerà il piano di Francesco Prode, talento rivelazione della Biennale Musica di Venezia 2014, che eseguirà la ‘Musica Ricercata’ di Gyorgy Ligeti e la Sonata op.11 di Schumann. Domenica 31, infine, sono attesi sul palco gli archi del Quartetto Fauves, la chitarra di Claudio Marcotulli e l’Ensemble del Conservatorio “B. Maderna” di Cesena. Chiuderà la giornata l’eccellente pianista ravennate Davide Franceschetti, con un programma monografico dedicato a Beethoven.