Un richiamo all’unità dell’Unione Europea a Londra, che entro il 2017 ha promesso un referendum con il quale i suoi cittadini potranno decidere se restare o meno nell’Unione. Lo ha lanciato nel corso della sua visita nel Regno Unito il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha anche espresso il proprio ottimismo per la situazione di Atene: “Sono fiducioso che, sulla base di quanto costruito, anche le difficoltà della Grecia – che altri Paesi europei hanno attraversato – potranno essere superate”. Parole che arrivano nel giorno in cui Christine Lagarde ribadisce la linea dura sul debito greco: Atene fuori dall’euro “è una possibilità – ha detto il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale al quotidiano tedesco Faz – la Grecia deve rispettare i suoi impegni e pagare i debiti partendo da un intervento deciso sulle pensioni”.

L’Unione europea è un “cantiere aperto al quale si affacciano nuove sfide – ha detto il capo dello Stato parlando alla London School of Economics – oggi siamo quindi di fronte a cimenti rinnovati, ai quali apparirebbe inadeguato e quasi puerile far fronte con la fuga, tornando sui propri passi”. Chiaro il riferimento alle tendenze euroscettiche e centrifughe rispetto al legame con Bruxelles emerse negli ultimi mesi oltremanica: la Gran Bretagna, ha detto ancora Mattarella parlando del referendum, “tante volte la Gran Bretagna ha superato momenti impegnativi, supererà anche questi”. Perché Londra “non è la tana del lupo ma è un Paese amico che vuole restare nell’Unione Europea e confidiamo di restare insieme nell’Unione”. Ormai, tuttavia, “l’espressione è affidata al voto dei cittadini britannici. Sarebbe irriguardoso non tenerne conto”.

Il Presidente della Repubblica ha avuto un faccia a faccia con il ministro degli esteri britannico Philip Hammond, in un incontro descritto come “molto franco e cordiale”, secondo fonti del Quirinale. Svoltosi all’ambasciata italiana nel Regno Unito, tra i temi affrontati spiccano quello dell’integrazione europea, oltre alla situazione in Libia e l’emergenza immigrazione. Sul futuro dell’Ue, Hammond ha avuto parole molto chiare: chi vuole procedere verso una maggiore integrazione è libero di farlo, ma la Gran Bretagna non prenderà questa strada.

L’altro grande tema affrontato dal capo dello Stato è stato quello dell’immigrazione, che rappresenta “un’urgenza epocale per le dimensioni del fenomeno e per la sua drammaticità, su cui l’Europa sta solo adesso iniziando a sviluppare una politica comune”. “Il nostro grande rammarico – ha spiegato Mattarella – è legato al ritardo con cui la macchina europea si è messa in moto. Troppi morti, purtroppo, sono stati necessari per risvegliare la nostra coscienza collettiva”.

Il fronte con il quale l’Europa deve confrontarsi è ora quello libico: “Non possiamo pensare che la stabilizzazione di interi Paesi, come la Libia, o il contributo che dobbiamo apportare per la pacificazione di Iraq e Siria, possa avvenire con successo, se non attraverso un’azione europea comune, univoca e credibile”. “Dall’area mediterranea che, in questo momento, giungono le minacce più pericolose per la nostra stabilità, minacce che necessitano di un’Europa forte e coesa in grado di parlare – ma soprattutto di agire – con una sola voce”. A questo proposito la Ue deve arrivare a un “progressivo abbandono del vecchio paradigma di politiche di difesa e degli armamenti solo nazionali, così da avviare un graduale ma irreversibile processo di coordinamento dei bilanci per la Difesa e sviluppo di capacità comuni“.

Ma la risposta militare non è quella più appropriata per la situazione libica: “La capacità di includere” della Ue “costituisce un modello sicuramente più efficace per affermare il valore della democrazia di quanto non lo siano velleitarie, ricorrenti, tentazioni di esportarla con interventi militari“.

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