"Come tutti sapete, io avevo due anni di contratto che scade dopo la gara con la Lazio e ringrazio il presidente, la città e tutti per quanto fatto per me. Il mio ciclo finisce qui" ha dichiarato il tecnico spagnolo durante la conferenza stampa congiunta con il presidente De Laurentiis. Il futuro per lui sarà probabilmente il Real Madrid. Sulla panchina azzurra è vicinissimo l'arrivo di Mihajlovic
Rafa Benitez da domenica sera non sarà più l’allenatore del Napoli. Dopo la partita al San Paolo contro la Lazio (in caso di vittoria c’è la qualificazione ai preliminari di Champions), il tecnico spagnolo avrà ufficialmente terminato la sua avventura sulla panchina partenopea e potrà dedicarsi al suo futuro, che con tutta probabilità sarà sulla prestigiosa panchina del Real Madrid lasciata libera da Carlo Ancelotti. La notizia del divorzio dall’ex tecnico di Liverpool e Chelsea è stata data oggi dal diretto interessato nel corso di una conferenza stampa congiunta con il presidente azzurro Aurelio De Laurentiis. Quello di Benitez, tuttavia, non sarà l’unico addio, visto che al termine della stagione lascerà Napoli anche il dg Riccardo Bigon.
Nessuna indiscrezione, al momento, sull’identità di chi prenderà il posto del dirigente, mentre appare solo una formalità l’ufficializzazione di Sinisa Mihajlovic come nuovo allenatore. In tal senso sembrano una conferma le parole del presidente della Sampdoria Massimo Ferrero, che ha fatto i complimenti al suo collega De Laurentiis per la scelta dell’attuale tecnico blucerchiato al posto di Benitez. Che davanti ai cronisti ha spiegato la sua decisione. “Come tutti sapete, io avevo due anni di contratto che scade dopo la gara con la Lazio e ringrazio il presidente, la città e tutti per quanto fatto per me. Il mio ciclo finisce qui. Voglio finire bene – ha detto Benitez – vincendo la prossima partita e lasciando il Napoli al livello a cui può ambire. È una conferenza stampa d’addio, ma – ha concluso – voglio farlo vincendo e qualificando la squadra alla Champions“.
“Ci ha dato una dimensione internazionale, ora voglio puntare sulla cantera – sono state invece le parole di Aurelio De Laurentis, che ha ringraziato il tecnico spagnolo – Nell’Iffhs siamo al settimo posto, abbiamo lavorato bene su un territorio complicato. Negli ultimi due anni siamo stati gli unici a vincere trofei: una coppa Italia e una Supercoppa”. Sul dg Bigon, invece, il produttore ha sottolineato: “Non potevo tenerlo qui, credo che voglia avvicinarsi al suo Nord”.
A prescindere dai nomi scelti per il post Benitez-Bigon (quest’ultimo è stato espressamente richiesto da Benitez per la sua eventuale esperienza a Madrid, ndr) e dalle odierne parole del presidente partenopeo, ciò che interessa ai tifosi del Napoli è capire quali saranno i programmi e gli obiettivi della società nel futuro prossimo. Non è mistero, infatti, che alla permanenza del tecnico spagnolo erano legati tutta una serie di discorsi, primo fra tutti la permanenza di Gonzalo Higuain e degli altri big arrivati dopo la cessione di Cavani e l’ingaggio di Benitez. La cui conferma, non è mistero, dipendeva da determinate condizioni. Quali? L’allenatore non lo ha mai nascosto: la voglia di De Laurentiis di continuare a spendere per un grande Napoli. In tal senso, prima della semifinale di andata di Europa League con il Dnipro radiomercato dava per certo il rinnovo dello spagnolo. Poi qualcosa è successo, sul campo (il Napoli ha mancato la finale e in campionato ha stentato), sia in sala comandi, con De Laurentiis che evidentemente ha scelto in maniera diversa.
Per spendere meno? Per spendere meglio? Impossibile dirlo. Le uniche certezze sono le parole di oggi. “Punteremo sulla cantera” ha detto il numero uno azzurro. Tradotto: ridimensionamento del progetto internazionale per un piano al risparmio? Chissà. Di certo Mihajlovic è tra i migliori tecnici d’Italia, ma non possiede lo stesso pedigree europeo di Benitez e, particolare non di secondo piano, non ha né lo stesso stipendio (1 milione il serbo contro i 3,5 dell’iberico) né tantomeno le stesse richieste di mercato. Ma, come dimostra la storia di Massimiliano Allegri sulla panchina della Juve dopo l’era Conte, spendere meno non sempre significa ridimensionamento.