“In tutti i sistemi del mondo, lo vedi in Germania, lo vedi in Usa, e non mi pare che siano regimi, c’è un sindacato dell’auto. Chi parla di regimi totalitari si sbaglia alla grande”. Manco a dirlo, l’ad di Fca – Fiat Chrysler, Sergio Marchionne, ha fatto sponda con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sull’idea del sindacato unico precisando di poter parlare solo della gestione degli stabilimenti dell’auto. “Anch’io penso che sia meglio parlare soltanto con un interlocutore e non con otto. E chi parla di regime totalitario si sbaglia molto. Un modello con un sindacato unitario funzionerebbe bene”, ha detto.

Del resto il presidente del consiglio, quando venerdì davanti alle telecamere di Bersaglio Mobile aveva auspicato la nascita del sindacato unico attirandosi gli strali dei sindacati per una volta uniti, aveva a sua volta tirato la volata allo stesso Marchionne. Non è un mistero, infatti, che nelle ultime settimane negli impianti italiani di Fiat-Chrysler si stia andando proprio in questa direzione. A segnare la strada a fine aprile era stato il numero uno della Fismic, Roberto di Maulo, che ha scritto  alla Fim-Cisl per proporre l’avvio di una trattativa “per definire un patto federativo” visto che “le sigle sindacali sono troppe. Sarà bene che i sindacati partecipativi trovino un’intesa, una sorta di joint venture”. Poche settimane prima, Marchionne aveva annunciato un nuovo modello di partecipazione diretta dei dipendenti agli utili dell’azienda, di fatto tagliando fuori i rappresentanti dei lavoratori.

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