Una mail fa miracoli. È il 20 maggio del 2012 a Bomporto, in provincia di Modena. Elisa Casumaro passa la prima notte dopo il terremoto dentro un furgone. Da casa porta con sé solo il pc. Vuole inviare un sos a tutti quelli che conosce. Il caseificio di cui è socia si è sbriciolato. Migliaia di forme di Parmigiano reggiano sono andate distrutte. Quelle stagionate a 36 mesi, le più pregiate, sono troppo ammaccate, vanno buttate via. Meno danneggiate quelle da 24 e 18 mesi.
“Ciao, qui stiamo bene, ma è crollato tutto. Non ci arrendiamo, è un nostro dovere rialzarci in piedi perché lavorare è un diritto. Abbiamo salvato oltre 40mila pezzi di formaggio, aiutateci a venderli. Fate girare il messaggio, grazie”: il testo della mail dice più o meno questo. Elisa allega le foto delle forme cadute a terra, poi schiaccia il tasto “invio”. Sta lì, dentro al furgone, seduta su un materassino gonfiabile con il pc sulle ginocchia. Tra i destinatari ci sono 200 indirizzi di amici e clienti. La mail si moltiplica all’infinito e fa il giro del mondo. In un mese le arrivano oltre 15mila risposte. I pezzi di formaggio vanno a ruba. Quella mail fa un miracolo.
“E chi l’avrebbe mai pensato?”, dice Elisa. Che torna con la mente a quei giorni, ha gli occhi pieni di stupore, lo stesso di allora, che non perderà mai. “Avevo la casella di posta elettronica intasata, mi hanno scritto dall’Europa, dall’America, perfino dall’Australia, stranieri e italiani. Un commerciante mi disse di aver ricevuto la stessa mail cento volte”. È bastato un clic per scatenare la solidarietà del mondo.
Tanti Comuni italiani contattano il sindaco del suo Paese per sapere se quelle foto sono vere, e in quel caso si offrono come centro di smistamento. Così è. Famiglie dalla Toscana e dalla Liguria noleggiano un camioncino per portarsi a casa 500 pezzi alla volta. “Io ero in tilt. Accoglievo gente dal mattino alla sera. Alcuni si presentavano con la mail stampata in mano dicendo ‘mi hai invitato tu’. No, in realtà era finito nel giro virtuale. Chi abitava lontano sfruttava i camperisti che passavano in quelle zone. Da Gorizia ci hanno prestato i furgoni refrigerati per trasferire i formaggi in altri caseifici del nord. Da noi niente era più sicuro. Il 29 maggio il sisma fece altri danni”. Elisa non riesce più a soddisfare gli ordini e invita i clienti a dare una mano ad altri caseifici messi nelle stesse condizioni.
Lei, 31 anni, è laureata in ingegneria meccanica. Ma il suo sogno da sempre è darsi da fare per l’azienda del padre. Lo capisce subito dopo l’università al primo colloquio di lavoro. “Cosa ci faccio qui?” si chiede. E torna a casa con la testa in fermento. L’azienda Casumaro alleva vacche da latte e bufale per la produzione di caciotte, mozzarelle, ricotte, stracchino, squaquerello, yogurt. Elisa vuole aprire un punto vendita interno. Ce la fa. Aumentano i capi di bestiame e i dipendenti da zero diventano cinque.Tutti giovanissimi, da 21 a 31 anni. Parte la fattoria didattica, le domeniche aperte al pubblico, e al mercato le lezioni sulla trasformazione dell’ “oro bianco” (il latte) e sui prodotti di stagione per i più piccoli. L’azienda cede una quantità di latte alla cooperativa di cui è socia per la preparazione di Parmigiano reggiano.
Una mail può fare miracoli nelle emergenze. Ma poi? “Poi non sai come muoverti se vuoi fare e-commerce. Non ci sono linee guida, uffici che ti possano aiutare, agevolazioni, progetti. O ti arrangi o ci rinunci. Impossibile però organizzare tutto da soli. Servirebbe per esempio un sistema di trasporto dedicato per la nostra attività, una burocrazia agile che invoglia a investire, non a scappare. Io non capisco una cosa – si sfoga Elisa -: si dice che si vuole informatizzare tutto ma poi nessuno fa niente per farlo”.
L’azienda ha un sito web (qui) e per adesso riceve ordini via mail dai paesi limitrofi. “Sarebbe bello esportare in tutta Italia, magari anche all’estero. Ma come? I nostri prodotti sono freschi, in poche ore devono arrivare al cliente, non siamo però una multinazionale che può ammortizzare i costi del trasporto”.