La parola d'ordine per tutti è "voltare pagina". Ma il prossimo sindaco dovrà vedersela anche con un bilancio da risanare. Oltre al senatore dissidente del Pd (che però in città ha ricevuto il sostegno di Renzi) corrono Scano per i Cinque Stelle, Zaccariotto e Bellati con liste
Lo slogan che è passato sulle bocche di tutti è “voltare pagina“. Non importa da che parte si guardi. A sinistra, a destra, tra le civiche o nel Movimento Cinque Stelle. Tutti i candidati sindaco a Venezia (c’era da aspettarselo) fin da subito hanno provato a raccogliere così i voti dei veneziani delusi. Di quelli che, guardando all’ultimo periodo di governo della città, con le difficoltà di bilancio e lo scandalo del Mose che ne ha scosso le fondamenta, hanno sempre pensato che ci volesse una, seppur pacifica, rivoluzione. Il punto è chi se ne occuperà.
I candidati sindaco infatti sono 9. Le liste che li appoggiano più del doppio. Si correrà una gara complessa, domenica, con le elezioni amministrative abbinate a quelle regionali. E sarà ancora più complessa la partita da giocare in futuro per il nuovo sindaco di Venezia che, appena eletto, si troverà con una città sul lastrico con un bilancio tutto da risanare (il dato di partenza era un “rosso” di 55 milioni di euro ripianato “last minute” nei giorni scorsi dal commissario prefettizio Vittorio Zappalorto con aumenti di tariffe degli autobus e tagli furiosi alle municipalità ma che è ben lontano dall’essere solido a lungo) e una legge speciale praticamente azzerata.
Per provare a cambiare il futuro di Venezia si sono presentati il senatore Pd Felice Casson, Luigi Brugnaro, con una civica appoggiata dal centrodestra di Forza Italia e Alleanza popolare e due civiche, Davide Scano per il M5s, Francesca Zaccariotto, ex presidente della provincia e ora candidata con una civica a suo nome, Gian Angelo Bellati, candidato civico di centrodestra per le liste Coesione Popolare, Indipendenza Veneta, Mestre e Venezia due grandi città e Lega Nord ma anche Alessandro Busetto con il Partito comunista dei lavoratori, Camilla Seibezzi con la civica Noi la città, Giampietro Pizzo con Venezia cambia 2015 e l’indipendentista Mario D’Elia. La partita vera, però, si gioca tra 5 candidati che verranno votati da 211mila cittadini.
E’ a loro che Felice Casson, da magistrato, ha ripetuto uno dei mantra più forti della sua campagna elettorale, quello della legalità come strumento per superare l’annus horribilis di Venezia. Senatore “dissidente” del Pd, dopo aver vinto le primarie ha ricevuto in città il sostegno diretto di Matteo Renzi. “Chi si candida a Venezia in questo momento – dice – deve avere una prospettiva di lunga durata, pensare al futuro con uno sguardo più lungo del mandato da sindaco. Venezia deve rinascere dalle zone più complesse, a partire da quella di Porto Marghera ma va tenuto conto anche degli altri aspetti fondamentali della vita della città, a partire da turismo e cultura cominciando però col rimettere in sesto il bilancio comunale”. Snellire la macchina comunale e far funzionare meglio il Comune è però l’obiettivo primario di tutti i candidati. “Partirei dal dimensionamento degli incarichi – spiega Davide Scano, candidato del Movimento 5 stelle – in Comune a Venezia su 3300 dipendenti ci sono 700 incarichi e quindi un funzionario ogni 5. Penso che si possa fare molto meglio. Toglierei tutti gli incarichi e li redistribuirei sulla base del merito. Con prove e test, certo è più complesso ma è più giusto. E dopo tre anni cambierei tutto basta con gli incarichi a vita”.
Visti i trascorsi il riferimento al bilancio ricorre negli slogan di tutti e c’è anche chi, in questo senso, prova a farsi forte del passato: “Il bilancio della Provincia si è chiuso con 23 milioni di euro in positivo – dice Francesca Zaccariotto, ex presidente della provincia – quando le cose funzionano bisogna saper imparare da quelle. Nel caso del Comune di Venezia bisogna prima di tutto ripianare i conti davvero”. Il sentore dei cittadini è che, inevitabilmente tutti i candidati stiano correndo ai ripari, pensando soprattutto a rimettere tutto in ordine. “Bisogna anche avere un progetto di futuro – spiega Luigi Brugnaro, imprenditore, presidente di Umana (l’agenzia di lavoro interinale) e proprietario della Reyer basket – Voglio una città viva, senza degrado, che ricominci a muoversi e in cui i cittadini possano sentirsi a loro agio ma anche su infrastrutture più funzionanti: una su tutte l’arrivo della Tav in aeroporto”.
Ancora a destra, ma stavolta sostenuto dalle civiche e dalla Lega, Gian Angelo Bellati, segretario, tra le altre cose, di Unioncamere Veneto che potrebbe contare sull’appoggio delle categorie. “La strada possibile è quella dello statuto speciale sul modello delle province autonome – ha detto – la città potrebbe essere autosufficiente, versiamo ogni anno 3 miliardi di tasse e ne tornano due sul territorio”. In coda le voci della partecipazione cittadina, Alessandro Busetto e Camilla Seibezzi (ex delegata di Orsoni ai diritti civili e contro le discriminazioni del Comune di Venezia, la consigliera che si era occupata di portare nelle scuole le favole sui diversi tipi di famiglia), Pizzo e D’Elia. E accanto a Venezia, nel resto della provincia, si voterà anche in altri quattro comuni: a Cavallino (il sindaco uscente è Claudio Orazio, di una lista civica), Dolo (il sindaco uscente è Mariamaddalena Gottardo, della coalizione Pdl e Lega Nord), Portogruaro (con Antonio Bertoncello appoggiato da 4 civiche, dall’Italia dei valori e dal Psi) e Torre di Mosto (con Claudio Paludetto di una lista civica).