Sandro Ruotolo, Federica Angeli, Enzo Palmesano e Chiara Cazzaniga sono i quattro giornalisti che hanno ricevuto il riconoscimento di Articolo 21 per aver tentato, con tenacia e con coraggio, di “Illuminare le oscurità” e di contrastare mafie e malaffare.
Ruotolo, uno dei pilastri della trasmissione Servizio Pubblico, e Federica Angeli, cronista di Repubblica, sono costretti a vivere sotto scorta per le loro inchieste sui clan, sui rapporti tra mafia e politica, sulla devastante penetrazione malavitosa sul litorale romano.
Enzo Palmesano, solo dopo anni di solitudine ed isolamento, ha visto accettare le sue ragioni da un tribunale che ha riconosciuto che il suo licenziamento, dal Corriere di Caserta, fu sollecitato dal boss Vincenzo Lubrano. Palmesano non doveva più rompere le scatole con le sue inchieste sugli affari della camorra e dei suoi protettori politici.
Chiara Cazzaniga, infine, è stata l’autrice, per conto della trasmissione “Chi l’ha visto?“, della intervista al supertestimone nel processo per l’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, una intervista che potrebbe determinare la clamorosa riapertura della inchiesta.
Tutti e quattro, nel ringraziare per il riconoscimento, hanno voluto dedicare il loro premio ai cronisti minacciati, colpiti dalle cosiddette “querele temerarie”, ricattati sul piano economico e contrattuale, spesso circondati dalla diffidenza di chi preferisce fingere di non sentire e di non vedere, anche e soprattutto nella corporazione.
“Se volete aiutarci, questo il loro messaggio, riprendete le nostre denunce, pubblicatele sui vostri siti, non lasciateci soli”.
Li prendiamo in parola e concludiamo ricordando che gli autori del libro “Il Casalese“, ai quali dedicammo il premio Articolo 21, hanno vinto in tribunale; anche i giudici hanno riconosciuto che non hanno diffamato la famiglia Cosentino, hanno solo esercitato il diritto di cronaca.
Siamo felici per loro e per gli editori, ma chi pagherà i danni morali e materiali per questa querela temeraria ed Impudente? Gli avvocati dei Cosentino avevano chiesto il sequestro del libro, il “rogo”. Gli autori sono stati sottoposti a continue intimidazioni, si è persino tentato di ostacolare la presentazione del libro, gli intimiditi hanno dovuto spendere tempo e denaro per ottenere ragione.
Oggi festeggiamo la loro vittoria e quella della pubblica opinione che ha il diritto ad essere informata senza reticenze ed omissioni, ma resta la domanda di sempre: quando sarà approvata una legge che elimini il carcere per il reato di diffamazione e, soprattutto, costringa chi usa e abusa delle “querele temerarie?” a pagare almeno la metà di quanto richiesto al querelato?
Se e quando dovesse accadere i Cosentino di ogni colore e natura, potrebbero cominciare ad apprezzare la virtù della prudenza e a vivere in modo meno temerario, almeno per quanto riguarda le querele….