Sigilli sì, anzi no. Nel Nord Est della Sardegna, nel regno del turismo d’élite ora frequentato soprattutto dai russi, si vivono giornate convulse. Venerdì mattina in Costa Smeralda, tra alberghi di lusso sul mare, piscine e hall si aggiravano gli uomini delle Fiamme Gialle insieme ai carabinieri. Erano lì per conto della Procura di Tempio Pausania per sequestrare 37 presunti abusi edilizi: soprattutto suite di estremo pregio e piscine annesse agli hotel di grido conosciuti in tutto il mondo: Pitrizza, Romazzino e Cervo. Si tratta di strutture a cinque stelle – gestite attualmente dalla Starwood per conto all’emiro del Qatar Al Thani – intorno a cui è stato costruito il successo del distretto e di un marchio voluto negli anni ’60 dal fondatore, Karim Aga Khan.
Il blitz è scattato proprio mentre lo staff era pronto ad accogliere i primi ospiti. L’allarme è però subito rientrato, perché mentre la polizia giudiziaria era in azione, lasciando libere solo le aree in comune per evitare la chiusura, è arrivato il colpo di scena. Il procuratore Domenico Fiordalisi ha sospeso le notifiche appena consegnate: un indietro tutta in piena giornata. Il motivo? Aspetterà una nuova sentenza del Tribunale del Riesame, a cui la Corte di Cassazione due giorni fa ha rinviato gli atti dopo aver annullato il dissequestro disposto a marzo.
L’inchiesta giudiziaria è partita lo scorso autunno e riguarda i presunti abusi edilizi nei tre alberghi. Dependance per dipendenti sulla carta, diventate ville e suite da 300 metri quadri. Ampliamenti verso la costa realizzati su strutture gravate già da abusi. Abusi su abusi insomma. Con concessioni edilizie dal Comune di Arzachena, in cui cade la Costa Smeralda che, secondo l’accusa, sarebbero legate anche a un giro di tangenti e donazioni sospette: in sostanza, corruzione. Gli indagati sono cinque: amministratori della società, noti progettisti dell’Eldorado gallurese, come l’ingegner Tonino Fadda, e dipendenti pubblici, come l’ex dirigente dell’ufficio tecnico comunale Antonello Matiz.
E ora c’è il rischio dei sigilli, del possibile stop alla fiorente attività e di un grave danno di immagine. Tra lo scorso febbraio, quando è stato disposto il sequestro, e il pronunciamento della Cassazione che ha appunto annullato l’ultimo provvedimento di dissequestro si sono consumati appelli dei sindacati e dei lavoratori stagionali: ai fatturati milionari dei tre hotel sono appese anche le buste paga di chi aspetta la fine dell’inverno per poter lavorare. In tutto gli impiegati, tra diretti e non, fissi e a tempo determinato, sono centinaia. E 400 quelli a rischio, secondo le sigle sindacali, che hanno parlato di “possibile sciagura per il territorio” a cui si aggiunge la cattiva pubblicità che potrebbe intaccare lo smalto smeraldino.
Sulla Costa arrivano anche le ombre di un probabile legame con l’altra indagine, sempre della Procura di Tempio, per presunta evasione fiscale da 130 milioni di euro nell’ambito della compravendita nel 2012, tra la Colony Sardegna di Tom Barrack e la Qatar Holding Investment, per una cifra vicina a 600 milioni di euro. Secondo gli inquirenti le strutture sarebbero state realizzate in modo abusivo per aumentarne il valore proprio in vista della cessione e realizzare plusvalenze senza pagare quanto dovuto al Fisco italiano.