Dieci aziende agricole di tutta la Svizzera sono state selezionate per questo test pilota per favorire l'integrazione, a cui hanno già aderito molti rifugiati. Nel progetto, che consente così agli imprenditori locali di non ricorrere a manodopera da altri Paesi, è incluso anche l'apprendimento delle lingue
L’integrazione? Passa anche (e soprattutto) da un lavoro ben retribuito. O almeno la pensano così in Svizzera, dove un progetto pilota punta ad assumere i rifugiati proponendo uno stipendio fino a tremila euro al mese. L’obiettivo è duplice: attirare forza lavoro per le aziende agricole locali alla disperata ricerca di manodopera e agevolare il processo di integrazione. In particolare l’Unione Svizzera dei Contadini e la Segreteria di Stato per l’Immigrazione (SEM) sosterranno l’impiego dei rifugiati per i prossimi tre anni anche con l’apprendimento delle lingue. Dieci aziende agricole di tutta la Svizzera sono state selezionate per questo test pilota e già molti sono i rifugiati che hanno accettato.
Lo stipendio dell’agricoltore neo assunto sarà per il primo mese di duemila euro e il secondo mese potrà raggiungere anche i tremila. Inoltre nell’Unione svizzera dei contadini è stata avviata una campagna per favorire l’immigrazione che intende integrare professionalmente i lavoratori agricoli anche grazie a prestazioni parallele, come l’apprendimento delle lingue. In questo modo, è l’obiettivo dell’Unione elvetica, i rifugiati reclutati avranno la possibilità in breve tempo di diventare economicamente indipendenti e quindi integrarsi armoniosamente nella comunità locale.
Attualmente solo un terzo di tutti i profughi presenti in territorio svizzero sono in grado di unirsi alla forza lavoro nei primi anni. Gli imprenditori agricoli potranno così beneficiare di questo programma e non dovranno cercare i lavoratori stagionali al di fuori dei confini del paese. Secondo l’Unione degli Agricoltori il settore agricolo occupa circa 25-35mila lavoratori stranieri stagionali per lo più di polacchi o portoghesi.
Un Paese controverso la Svizzera però, dove dare del “maiale straniero” ad un immigrato non è considerato forma di razzismo. Pochi mesi fa infatti il Tribunale federale svizzero aveva assolto un poliziotto che si era rivolto così ad un algerino sospettato di furto. Allo stesso tempo erano stati alcuni italiani a denunciare contro i “frontalieri bianchi rossi e verdi” una forma di razzismo professionale da parte degli svizzeri, per via di accuse rivolte loro praticamente su tutto, dal traffico ai treni affollati, avallando una sorta di impedimento a fare carriera.
E come dimenticare lo show anti italiani del sindaco di Berna, Alexander Tschäppät, che su un palco in occasione di una manifestazione cittadina, due anni fa iniziò a sciorinare un repertorio interamente dedicato ai cittadini dello stivale. Perché gli italiani sono così bassi? “La mamma dice loro di non crescere. Se diventi alto, devi andare a lavorare“, disse. E ancora, in perfetto stile Salvini: “Una napoletano che lavora? E che addirittura svolge più mansioni? Impossibile”. Il tutto senza contare che la Confederazione Elvetica è lo Stato europeo con la più alta percentuale di immigrati, ben il 24%, mentre gli italiani ammontano al 15% dei residenti.
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