Ieri mattina, su cortese richiesta di Radio Anch’io Rai, ho domandato a Silvio Berlusconi se di fronte al progressivo smottamento elettorale di Forza Italia non temeva di perdere la guida del centrodestra a favore di Matteo Salvini, e cosa ne pensava, lui così caritatevole, della crescente intolleranza leghista contro immigrati e rom.
L’ex cavaliere, gentilissimo, non ha risposto o meglio ha recitato il solito e malinconico pistolotto (a cui non crede neppure lui) sulla imminente rinascita del partito di tutti i moderati che tornerà a governare l’Italia, più bella e più superba che pria…Ma su Salvini, neanche un sospiro. Colpa mia, dovevo saperlo che l’ex cavaliere è l’uomo dei monologhi e che non ha mai risposto a tono a una domanda che fosse una, neppure in tribunale.
Non è diverso Matteo Renzi, un altro che considera i quesiti di certi giornalisti televisivi come Edmond Rostand il bacio: un apostrofo rosa tra le parole t’amo. E non parliamo dei comprimari, quelli che siedono nei talk show e che prima di rispondere consultano l’iPhone o l’iPad su cui leggono la risposta giusta trasmessa da un addetto.
Ecco, allora, una modesta proposta che potrebbe toglierci tutti d’impaccio: eliminare le interviste e dopo avere acceso il microfono sbatterlo sotto il muso del leader dicendogli: ha cinque minuti di tempo (per Renzi un’ora), dica un po’ quello che le pare. L’unico esentato potrebbe essere Salvini, visto che sono i rom che travolgono i passanti e poi fuggono a fargli la campagna elettorale.
il Fatto Quotidiano, 29 maggio 2015