Lo scontro sull’elenco dei candidati impresentabili “ufficializzato” dalla Commissione antimafia non va giù a don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e punto di riferimento della battaglia sulla legalità in Italia. “Lascia tanta amarezza la polemica suscitata dalle indicazioni della Commissione Antimafia”, afferma don Ciotti in un comunicato. “Da anni auspichiamo un rinnovamento della politica, una sua pulizia dal malaffare, dalla corruzione, e dai fiancheggiamenti con il crimine organizzato, e ora che la Commissione Antimafia esercita fino in fondo le sue funzioni si riduce tutto a una lotta di potere tra correnti di partito, benché le indicazioni riguardino sia il centrodestra che il centrosinistra e dunque non possono essere accusate di faziosità”.

Se metodo e tempi “si possono discutere”, continua il presidente di Libera e del Gruppo Abele, il merito resta. “E’ in gioco, molto prima che la vittoria di questo o quel partito, la credibilità della politica, che può essere riacquisita solo abbandonando gli opportunismi e le convenienze ispirate alle logiche del fine che giustifica i mezzi”. Il sacerdote mette in guardia infine dalle “false vittorie, quelle che cinicamente sacrificano l’etica al potere. Vittorie che paghiamo tutti, a cominciare dai tanti che ancora credono nella politica come servizio del bene comune”.

Di avviso diverso, però, un altro uomo-simbolo della lotta al malaffare, Raffaele Cantone, presidente dell’Anticorruzione. Oggi il Corriere della Sera pubblica a tutta a pagina un restroscena sulle “perplessità di Cantone” rispetto all’inziativa della Commissione parlamentare guidata da Rosy Bindi. Perplessità che l’ex magistrato anticamorra aveva espresso apertamente nei giorni scorsi: “Credo che la commissione Antimafia abbia fatto una scelta politica che ha pure un obiettivo meritorio, anche se sono preoccupato che poi la politica faccia le valutazioni su chi è presentabile e chi no”, aveva detto il 28 maggio a margine della firma di un protocollo d’intesa con la Corte dei conti. “In un sistema che funziona, credo che al di là delle leggi, ci sia poi la scelta dei cittadini. Si tratta qui di un bollino blu che viene messo da un organismo autorevolissimo e presieduto da una persona al di sopra di ogni sospetto, che però resta un organismo politico quindi esprime sempre un giudizio politico”.

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