È un “attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia“. È Papa Francesco a dirlo, durante l’incontro promosso dall’Associazione Scienza e Vita, nella Sala Clementina in Vaticano. E sull’argomento migranti è intervenuto anche il presidente del Pontificio consiglio della pastorale per gli itineranti, Antonio Maria Vegliò, su Radio Vaticana sottolineando che “il sistema delle quote non è umano”.
Il Pontefice ha incentrato il suo discorso sul tema della vita. E, oltre alla morte di chi intraprende lunghi viaggi in mare, ha enumerato gli altri “attentati alla vita”. Tra di essi ci sono l’aborto, “la morte sul lavoro” e l’eutanasia. Per Bergoglio “una società giusta riconosce come primario il diritto alla vita dal concepimento fino al suo termine naturale”.
Francesco ha detto che “il grado di progresso di una civiltà si misura proprio dalla capacità di custodire la vita, soprattutto nelle sue fasi più fragili, più che dalla diffusione di strumenti tecnologici. È attentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia“.
Bergoglio ha poi continuato sottolineando che amare la vita significa “prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità trascendente”. Ha poi incoraggiato a “rilanciare una rinnovata cultura della vita, che sappia instaurare reti di fiducia e reciprocità e sappia offrire orizzonti di pace, di misericordia e di comunione”.
Francesco ha aggiunto che la scienza deve sempre essere “al servizio della vita e dell’uomo, e non l’uomo al servizio della scienza” perché “quando viene meno questa luce, quando il sapere dimentica il contatto con la vita, diventa sterile”. Il Papa ha poi sottolineato che “il miracolo della vita sempre mette in crisi qualche forma di presunzione scientifica, restituendo il primato alla meraviglia e alla bellezza”. Per il Pontefice quando “il sapere dimentica il contatto con la vita, diventa sterile”.