Mafie

Giulio Lampada, domiciliari al presunto boss: “Incompatibile con detenzione”

L'esponente del gruppo Valle-Lampada, attivo fra Milano e Pavia, era stato condannato a 14 anni e 5 mesi in appello. La perizia psichiatrica ha stabilito che le sue condizioni mentali rendono pericolosa sia la presenza in carcere sia la permanenza nella comunità protetta. Lui: "Io vittima di persecuzione giudiziaria"

Giulio Lampada, condannato in Appello a 14 anni e 5 mesi per associazione mafiosa, sconterà gli anni che gli rimangono ai domiciliari. È la decisione del Tribunale del Riesame di Milano, di cui scrive oggi il Corriere della Sera. A seguito di una perizia dello psichiatra Elvezio Pirfo Lampada è stato giudicato “incompatibile” con qualunque tipo di luogo detentivo: carcere, reparto psichiatrico del penitenziario, ospedale o comunità protetta. Per questo andrà ai domiciliari nella sua villa di residenza.

La perizia
Il medico scrive che Lampada non soffre di una malattia psichiatrica vera e propria, ma “vanno considerati come fattori di rischio elementi di potenziali sviluppi di più gravi disturbi mentali” e poi “la permanenza nei luoghi ritenuti ostili  con molta probabilità indurrebbe azioni a rischio per la sopravvivenza dello stesso”. Il presunto boss “ha un idea di sé al tempo stesso grandiosa e fragile”. Secondo il medico quindi, le cure nella comunità terapeutica “non hanno ottenuto gli effetti attesi perché il dis-funzionamento mentale si è ulteriormente consolidato diventando uno stato morboso di natura obiettiva che si risolve anche in malattia fisica”.

I trascorsi
Giulio Lampada  è stato condannato in primo grado a 16 anni di reclusione. In appello la pena è stata ridotta 14 anni e 5 mesi. L’accusa era quella di associazione mafiosa. Il clan Valle-Lampada è ritenuto dagli investigatori uno dei più importanti gruppi di ‘ndrangheta attivi in Lombardia – il capostipite Francesco “Ciccio” Valle lasciò il quartiere Archi di Reggio Calabria negli anni Settanta per sfuggire a una faida – ed è risultato coinvolto in attività di usura. I fratelli Giulio e Francesco Lampada sono considerati il ramo imprenditoriale del gruppo, attivo nel settore dei videopoker, dei locali notturni e ben agganciato alla politica calabrese e milanese.

Giulio Lampada è accusato fra l’altro di aver corrotto magistrati per ottenere informazioni sulle indagini a suo carico. Insieme a lui fu arrestato il giudice calabrese Giancarlo Giusti, che poi ammise di aver beneficiato di escort e festini hard pagati dallo stesso Lampada. Giusti si è poi impiccato a metà marzo mentre si trovava ai domiciliari. Questo il giorno dopo che la Cassazione aveva reso definitiva la sua condanna a 3 anni e 10 mesi.

La decisione del Riesame arriva dopo che il pm Paolo Storari aveva presentato ricorso in Cassazione, la quale appunto aveva rinviato tutto al Riesame, contro la decisione dell’ottobre 2014 di concedere i domiciliari in una comunità protetta. E adesso il Tribunale ha ordinato che Lampada sia trasferito dalla comunità alla sua casa privata. Lui, da parte sua sostiene di essere stato vittima di una persecuzione giudiziaria e di essere innocente: “Non riesco a dormire, tremo. Da quando è successo il caso Giusti mi vengono cattivi pensieri”.

Giarrusso: “Lampada deve tornare in carcere”
Il Senatore del Movimento 5 Stelle, Mario Michele Giarrusso, componente della Commissione Antimafia ha detto che chiederà “l’immediato invio di ispettori del ministero e l’audizione del presidente del Tribunale di Sorveglianza. Il boss Giulio Lampada deve tornare in carcere, subito. Interverrò con il Ministro della Giustizia”.