L'inchiesta sull'avvocato-blogger ucciso in studio con un colpo in fronte passa alla Dda di Roma. Gli inquirenti esaminano i video di sorveglianza per tracciare il percorso del killer solitario, che ha agito freddamente a volto scoperto. Il sindaco, amico della vittima: "Qui interessi camorristici, ma mai un assassinio". E indica un possibile movente nella battaglia contro il gioco d'azzardo
Freddo, impassibile. Pronto a sparire nel nulla, come un’ombra. Il killer dell’avvocato e blogger di Formia Mario Piccolino è – molto probabilmente – venuto da fuori città, un professionista chiamato per colpire senza sbagliare. Un unico colpo in fronte e una modalità che non lascia dubbi sul contesto mafioso, tanto da far trasferire, già da ieri, il coordinamento delle indagini dalla Procura di Cassino alla Direzione distrettuale antimafia di Roma, nella mani del procuratore Giuseppe Pignatone. La squadra mobile di Latina sta per ora verificando le immagini delle telecamere di sorveglianza della città, per individuare la via di fuga del killer. Bocche cucite sulla possibile identità dell’omicida, che ha agito a volto scoperto, scendendo tranquillamente in strada con la pistola in pugno dopo aver ucciso Piccolino. E uno scenario, quello che appare come sfondo dell’agguato, per nulla semplice da interpretare, con una complessità legata anche alla personalità della vittima. Scomodo, spesso provocatore, pronto ad attaccare dal suo blog pubblicando fotografie e commenti sulla vita politica di Formia.
La città, il giorno dopo l’agguato, appare sotto shock: “Non ci sono dubbi – spiega il sindaco Sandro Bartolomeo, amico dell’avvocato ucciso –, c’è un salto di qualità che spaventa. Sono certo che quest’area del sud del Lazio fosse da tempo toccata da interessi camorristici, per gli investimenti avviati tanto tempo fa, ma è la prima volta che si ricorre all’omicidio. E ha un significato simbolico molto forte, come se ci avessero detto ‘possiamo fare quello che vogliamo’”. Parole ripetute anche ieri mattina nel consiglio comunale straordinario, dedicato alla legalità, che ha visto la presenza dei sindaci di Minturno, Castelforte, Gaeta e Itri e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Sessa Amici. Sui possibili moventi il sindaco prova a ragionare intorno a un’ipotesi: “Stiamo facendo, come amministrazione, una lotta sulle sale con slot machine e Mario Piccolino era molto attento a queste cose sul suo blog. Ci sono tante piste, ma in ogni caso escludo il movente personale, sia per la modalità dell’esecuzione, fredda, in pieno giorno e con volto scoperto, sia per il carattere della vittima, che conoscevo molto bene. Un rompiscatole, non c’è dubbio, ma uno spirito libero che non si fermava di fronte a nulla”.
Nel pomeriggio di ieri il sindaco Bartolomeo ha partecipato ad una riunione convocata dal prefetto di Latina, insieme al procuratore di Cassino Paolo Auriemma. Nel dossier discusso, oltre all’omicidio di Formia, c’era la situazione complessiva del Sud pontino e l’ormai storico radicamento delle mafie. Dal Garigliano fino ad Aprilia, alle porte della capitale.