Fanno tutti parte della lista stilata dalla Commissione Antimafia e resa nota dal presidente Rosy Bindi lo scorso 29 maggio. Nel documento ci sono tutti i candidati condannati, rinviati a giudizio o che sono stati sottoposti a misure di prevenzione, che si sono presentati alle regionali
Erano “impresentabili”, ce l’hanno fatta lo stesso. Vincenzo De Luca (Pd), l’uomo al centro delle polemiche dentro e fuori casa Pd, ma anche Alberico Gambino (Fratelli d’Italia) e Luciano Passariello (Fratelli d’Italia), tutti eletti in Campania. Bocciati tutti gli altri, spesso con poche decine di voti o con percentuali molto basse. Il 29 maggio scorso, il presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi ha inserito in una lista tutti i candidati che hanno almeno una condanna, un rinvio a giudizio o che sono stati sottoposti a misure di prevenzione personali o patrimoniali: 12 erano nelle liste campane, quattro in quelle pugliesi.
I tre “impresentabili” eletti
Vincenzo De Luca, infatti, è condannato per abuso di ufficio in primo grado, con la sua affermazione l’ex sindaco di Salerno ha consentito alla coalizione di centrosinistra di strappare la Campania al centrodestra. Per lui quasi un milione di voti, con il pieno fatto nella sua Salerno, ma una buona performance anche a Napoli. Con lui ce la fanno in Campania, ma nello schieramento avverso di centrodestra, anche Alberico Gambino, ex sindaco di Pagani (Salerno) e già consigliere regionale, arrestato e poi condannato a due anni e 10 mesi per violenza privata. Assolto dalle più gravi accuse di collusione con la camorra, torna in Consiglio con oltre 10.500 voti nella lista di Fratelli d’Italia. Sempre con Fratelli d’Italia, ma a Napoli, spunta l’elezione con oltre 5.000 preferenze Luciano Passariello, ex Forza Italia indagato dalla Dda di Cagliari per una storia di riciclaggio.
Quelli che non ce l’hanno fatta
Tra i nomi noti resta fuori invece Alessandrina Lonardo, al secolo Lady Mastella, a processo per l’inchiesta del 2008 sulla sanità campana che portò alle dimissioni del marito, Clemente Mastella, all’epoca Ministro di Giustizia, e alla caduta del Governo Prodi. Nonostante la buona affermazione in quel di Benevento, con oltre diecimila preferenze, non è scattato per lady Mastella e per Forza Italia il seggio che l’avrebbe riportata nel consesso di cui è stata anche presidente.
Bocciati tutti gli altri: da Antonio Agostino Ambrosio (Fi), una condanna patteggiata per concussione ai tempi in cui era sindaco di San Giuseppe Vesuviano (Napoli) a Fernando Errico (Ncd). Sfortunato quest’ultimo (7.000 preferenze), perché il seggio per Ncd a Benevento era scattato, ma per un gioco di resti è stato attribuito al candidato presidente collegato. Male la pattuglia candidata con la Lista Popolari per l’Italia composta da Francesco Plaitano (291 voti), accusato a Salerno per “ruolo direttivo in associazione mafiosa” e condannato in primo grado a 4 anni di reclusione per estorsione, e Raffaele Viscardi, rinviato a giudizio per vari reati tra cui abuso d’ufficio e corruzione che di voti ne ha presi 877 voti.
Non si può prendere in considerazione la corsa di Antonio Scalzone, candidato anche lui con Popolari per l’Italia, che aveva già formalizzato il ritiro della sua candidatura prima di essere inserito nella lista dell’Antimafia. Alla fine per lui comunque 56 voti.
Resta fuori dal Consiglio anche Carmela Grimaldi, candidata nella lista Campania in Rete (De Luca): per lei 207 voti. Bocciati in Campania anche Domenico Elefante (1.077 voti con Centro Democratico) e Sergio Nappi (1.922 preferenze) nella lista Caldoro Presidente.
Non è andata meglio ai quattro “impresentabili” pugliesi, tutti non eletti: Enzo Palmisano, Giovanni Copertino, Massimiliano Oggiano e Fabio Ladisa.