1. E’ difficile perdere quando si vince 5-2: è proprio un controsenso logico palese. Renzi però ce l’ha fatta. Quattro regioni erano scontate (Toscana, Marche, Umbria, Puglia) e ciò nonostante in Umbria – regionali e comunali – il Pd ha rischiato tanto. Inoltre i candidati in queste regioni non erano renziani della prima ora, ma più spesso politici che c’erano già molto prima di Renzi, e talora anche poco ortodossi (Emiliano, Rossi).
2. L’unica vittoria pienamente renziana è quella in Campania con De Luca, e io non me ne vanterei. (Nota a margine: chi è causa del suo male pianga se stesso. Campani, piangete: ne avete motivo).
3. I due candidati più renziani erano Alessandra Moretti e Raffaella Paita. Entrambe ‘impresentabili’, anche se per motivi diversi. La Moretti ha inanellato gaffe su gaffe e incarna la totale impreparazione delle droidi renzine. La Paita è molto peggio: prosecuzione dichiarata del burlandismo, finta nuova, indagata. Il gattopardismo 2.0 ai livelli più deleteri. Renzi aveva puntato tutto su Moretti (con tanto di video in auto agghiacciante) e Paita (inviandole le Charlie’s Angels del renzismo: Boschi, Madia, Pinotti, Serracchiani). Se n’è fregato, come sempre, delle critiche. I risultati si sono visti.
4. La Moretti, in particolare, ha ottenuto un risultato straordinario. Zaia ha preso più del doppio dei suoi voti. Tutto era perfetto per lei: l’appoggio dei media, la rottura tra Zaia e Tosi, l’investitura del Gran Capo. Macché. Le ha prese come se piovesse. La Moretti aveva promesso, in un tweet leggendario, che avrebbero vinto 7-0 e il suo sarebbe stato il golden gol. E’ verosimile che, il golden gol, lo abbia realizzato alla Playstation mentre Renzi e Orfini giocavano a Pes ieri sera.
5. A proposito: la partita di Renzi alla Playstation di ieri sera è stato il suo sforzo intellettuale più gravoso degli ultimi anni. Siategli vicini (#renzistaisereno).
6. Perdere con Toti pareva impossibile a tutti, ma Renzi ce l’ha fatta. E’ impresa vera: applausi. Qualcuno potrebbe chiedersi come sia stato possibile. Toti è stato sottovalutato da tutti. Anche negli studi televisivi, quando gli espertoni e i parlamentari (anche del Pd) ne parlavano, il loro riassunto fuori onda era: “La Paita è improponibile, ma vincerà perché Toti è un signor nessuno, al limite arriva secondo il Movimento 5 Stelle”. Io ero convinto del 6-1, lo ammetto, e avendo perso la scommessa mi sono dovuto comprare tutti i cd di Mengoni (aiuto), ma ho sempre detto e scritto che Alice Salvatore non aveva alcuna chance e sarebbe arrivata (ottima) terza. L’intellighenzia tende a ritenere invotabili quelli che reputa antipatici. Tipo Toti. La solita autoreferenzialità. E nel frattempo la destra, abituata a turarsi il naso, vince.
7. Conosco decine di persone di sinistra che, pur di non veder vincere Paita e Moretti, hanno votato Toti e Zaia. Li conosco anche tra i parlamentari di Sel, che pure per esempio in Veneto appoggiavano la Moretti. Questo spiega le loro Waterloo e, al contempo, ribadisce quanto quelle due scelte siano state scriteriate.
8. Il Movimento 5 Stelle ottiene un ottimo risultato. La “seconda fase” che privilegia i contenuti, che contempla la tivù e che vede i parlamentari in primo piano (e non sullo sfondo dietro Grillo-Casaleggio) sta pagando. Anzi ha pagato: è la seconda forza nazionale. Renzi ha fallito anche qui: nel non ammazzare politicamente l’unica forza che teme realmente. Lo aveva promesso e non ce l’ha fatta. Per i 5 Stelle, però, c’è il solito problema: se si vuole correre sempre e solo da soli, scelta va da sé rispettabilissima, il massimo che puoi ottenere è arrivare secondi. Una ipotetica forza Savatore-Pastorino, in Liguria, avrebbe vinto.
9. Come fece a suo tempo la Bresso in Piemonte, i renziani – tipo la Serracchiani – hanno incolpato Pastorino e i civatiani per la (meravigliosa) sconfitta della Paita in Liguria. Questa “nuova” classe politica, tanto dannosa quanto caricaturale, si caratterizza per un’arroganza carnivora smisurata. Prima ti cacciano dalle commissioni o magari dal partito; ti trattano come paria, ti bastonano ogni giorno: poi, se qualcuno nel Pd osa ribellarsi, si arrabbiano perché i sottoposti hanno osato alzare la testa. Evidentemente sono convinti che, nel Pd, tutti i “dissidenti” siano come Bersani, che si è ridotto a fare pure lui il testimonial della Paita nonostante le continue mazzate ricevute dai renziani. Se la Paita ha perso non è per colpa di Pastorino: è per colpa della Paita.
10. Salvini è pronto per governare. Ha un consenso ormai trasversale, ha sfondato definitivamente anche al centro ed è il vero leader del centrodestra. Se – come è naturale – deciderà in salsa nazionale di presentarsi con tutte (ma proprio tutte) le forze del centrodestra, può eccome vincere le elezioni. Le regionali di ieri spostano dunque il quadro globale. Fino a ieri il goffo bulletto Renzi poteva fare il gradasso e minacciare le elezioni, certo di avere vinto. Ora è ancora favorito, vantando la nota benevolenza di larga parte dei media, ma vincente sicuro proprio no. Sono cambiati i rapporti di forza. L’Italicum, nato per uccidere il M5S, paradossalmente potrebbe aiutare proprio i 5 Stelle; e Salvini è in totale ascesa. Tenendo conto che dal trionfo alle Europee è passato solo un anno, Renzi appare un po’ stanchino (cit). La sua narrazione del Bene (lui) contro il Male (i gufi) non funziona più. E le sue supercazzole paiono avere già la muffa.