Joseph Blatter, 18 anni al timone della Fifa, terzo presidente per longevità dopo Jules Rimet e Joao Havelange. Oggi cala il sipario: in una conferenza stampa a Zurigo ha rassegnato le sue dimissioni. Un fulmine a ciel sereno visto che il 29 maggio era stato riconfermato presidente per la quinta volta. Complice lo scandalo Fifagate, partito tra l’altro da una autoindagine dell’istituzione mondiale del calcio, e che ha colpito 14 tra dirigenti e imprenditori, tutti indagati per corruzione, sette dei quali sono finiti in manette. La sua carriera nella federazione inizia nel 1981, quando diventa segretario generale. Passano 17 anni e sostituisce Havelange come presidente della Fifa.
Blatter è stato un abile tesoriere, facendo lievitare gli incassi della federazione grazie a diritti tv, marketing e pubblicità. Soldi che sono stati usati dal colonnello per sostenere i paesi che lo appoggiavano, insieme con spese faraoniche degne di un capo di stato. La gestione Blatter è stata caratterizzata da scelte molto criticate sulle nuove regole di gioco. Il presidente svizzero infatti ha sempre mostrato una ostinata resistenza sulla tecnologia e sulla moviola, per evitare discussioni sulla discrezionalità degli arbitraggi.
Ma sono le gaffe che descrivono meglio i 18 anni di potere del “colonnello del calcio”. Nel 2006 si rifiutò di premiare la nazionale italiana che aveva conquistato a Berlino il suo quarto mondiale. Due anni dopo in un albergo a Roma, ha salutato i calciatori come se nulla fosse e spiegando che la notte della finale c’era stato un equivoco. Nel 2011 Blatter ha fatto infuriare anche la federclacio britannica per la sua frase “Il razzismo nel calcio non esiste”, dopo le offese per il colore della pelle di John Terry, difensore del Chelsea, a Luis Suarez, l’allora attaccante del Liverpool, oggi al Barcellona. Lo svizzero ha criticato anche Cristiano Ronaldo, colpevole, a detta sua, di passare “troppo tempo dal parrucchiere”, provocando le reazioni rabbiose dell’attaccante e di mezzo calcio spagnolo. Infine per argomentare l’assegnazione dei Mondiali in Qatar, disse invece di aver avuto pressioni da Francia e Germania, sollevando una stizzita reazione dei due paesi.