Cinema

È arrivata mia figlia! – I due volti del Brasile nella commedia premiata al Sundance e a Berlino

Vincitore del Premio Speciale alla Giuria al Sundance e del premio del pubblico all’ultimo Festival di Berlino, il film vanta come protagonista Regina Casé, attrice teatrale, cinematografica e televisiva con una carriera ultraquarantennale alle spalle, ad oggi una delle interpreti più importanti del Brasile

di Aureliano Verità

Il successo e la fama che Anna Muylaert ha in patria non hanno mai valicato i confini dell’Italia, ma questa regista brasiliana, classe 1964, ha alle spalle una cinematografia, seppur breve, da scoprire. Dopo aver scritto e diretto diversi cortometraggi, ha debuttato alla regia del suo primo film nel 2002 con Durval Discos, vincendo ben sette premi al Festival de Gramado, tra i quali quello per il miglior film. Prestatasi al piccolo schermo, dove ha partecipato alla scrittura di alcune serie tv per HBO e GNT, la Muylaert arriverà nei nostri cinema dal prossimo 4 giugno, con il suo nuovo lungometraggio dal titolo È arrivata mia figlia!

Vincitore del Premio Speciale alla Giuria al Sundance e del premio del pubblico all’ultimo Festival di Berlino, il film vanta come protagonista Regina Casé, attrice teatrale, cinematografica e televisiva con una carriera ultraquarantennale alle spalle, ad oggi una delle interpreti più importanti del Brasile.

La Casè presta il volto a Val, una governante a tempo pieno che da sempre ha come unica missione il proprio lavoro. Con indosso la classica uniforme da domestica perennemente inamidata, che oramai è diventata una seconda pelle, è al servizio dei suoi facoltosi datori di lavoro di San Paolo e ogni giorno accudisce con devozione il loro figlio adolescente fin da quando era in fasce, avendolo di fatto cresciuto lei stessa. Ogni cosa e ogni persona ha il suo posto nell’elegante abitazione, fino al giorno in cui sua figlia Jessica arriva dalla città natale di Val per fare i test di ammissione all’università. Dopo averla affidata alle cure e all’educazione di alcuni parenti nel nord del Brasile, Val ha sacrificato, per così dire, la propria vita in favore del ruolo di governante, ma tredici anni dopo, la figlia arriva pronta a criticare l’atteggiamento succube della madre, spiazzando tutti, Val in primis, con il suo comportamento imprevedibile.

Sarà proprio l’inaspettata presenza di Jessica, giovane risoluta e fuori dagli schemi, a spezzare l’inflessibile equilibrio nella vita della madre che dovrà decidere in chi riporre il suo senso di lealtà. È arrivata mia figlia! racconta, con leggerezza e ironia, i rigidi meccanismi alla base della cultura brasiliana, retaggio di un passato colonialista che tutt’ora influisce sul carattere delle persone. Il film inizia raccontando proprio le consuetudini e le regole che governano i rapporti affettivi e sociali in una ricca famiglia a San Paolo, spostando poi l’attenzione su Jessica che irrompe nel contesto domestico, del tutto inconsapevole delle regole della casa, pronta a valicare alcune linee di demarcazione che la madre ha rispettato dal primo giorno di lavoro, sottolineando la differenza generazionale tra le due protagoniste.

“Ho iniziato a scrivere la sceneggiatura vent’anni fa, quando ho avuto il mio primo figlio e ho constatato quanto, nel mio ambiente sociale, piuttosto che accudire il proprio figlio, le donne molto spesso assumano una bambinaia a tempo pieno e demandino a lei gran parte del lavoro, considerandolo noioso e spossante. Quelle bambinaie devono affidare a loro volta i loro figli a qualcun altro per potersi occupare di quelli delle persone per cui lavorano. Ed è questo uno dei paradossi sociale più significativi in Brasile: l’educazione. È davvero possibile allevare un figlio senza affetto? L’affetto può essere comprato? E, se sì, a quale prezzo?” con queste parole la regista ha voluto raccontare il pensiero a monte dietro la pellicola, che ha definito lei stessa: “Un film sociale, ma non solo”, che con il suo approccio diretto non intende né giudicare né esaltare i personaggi, ma semplicemente mostrare la realtà dei fatti, mettendo a confronto due generazioni di donne di umili origini che rivelano due volti inediti del Brasile.

La clip per il Fatto.it

Il trailer

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