“The corporations don’t care. 
They come and go and tear up the places. 
They do their thing and away they go
and somebody else, 
somewhere else is getting rich off this land, 
not us” – Sarah Jane White, Navajo

Vale per il New Messico, vale per la Basilicata

Uno direbbe che i siti Unesco servono per preservare paesaggi, memorie e tradizioni. Non per farci il fracking.

Ma evidentemente non tutti la pensano così. Nello stato del New Mexico, un gruppo di Navajo ha chiesto alla Corte Suprema dello Stato di non trivellare nel San Juan Basin perché le trivelle danneggeranno un sito storico Unesco considerato sacro dalle tribù Navajo, Hopi e Pueblo, con rovine risalenti a oltre mille anni fa e che sorge proprio alle porte delle proposte concessioni minerarie.

Gli attivisti indiani, riuniti nel Diné Citizens Against Ruining Our Environment assieme ad altri gruppi nazionali fra cui il National Defense Resource Council di Robert Redford, hanno denunciato l’ente americano che gestisce i terreni pubblici – il US Bureau of Land Management (BLM) – e il Dipartmento dell’Interno per poca trasparenza, e hanno presentato la richiesta di rendere nulli 130 permessi di fracking dati dal BLM perché contrari al National Environmental Policy Act e il National Historic Preservation Act che hanno lo scopo di proteggere ambiente e storia.

Dine’ è la parola indiana per Navajo.  Sono arrivate oltre 170.000 lettere di protesta da tutta America.

Siamo nel cuore del Chaco Culture National Historical Park, dove sorgono le rovine di Anasazi, località scavata nella roccia mille anni fa. Chaco è nota come la culla della civiltà degli indiani d’America ed è inserita nella lista dei World Heritage sites UnescoLa motivazione ufficiale: “remarkable for its monumental public and ceremonial buildings and its distinctive architecture unlike anything constructed before or since”.

Per far capire quanto importante sia questo sito, è bene ricordare che ce ne sono solo 20 di siti Unesco in tutti gli Usa. A Chaco c’era una comunità bene organizzata, con produzione di ceramiche, vivaci commerci, una architettura particolare, e una sorta di venerazione di uccelli esotici. In anni recenti i visitatori vanno non solo per i referti indiani ma anche per fare “stargaze”, cioé guardare il cielo stellato di notte, visto che è uno dei pochi posti negli Usa dove di notte il buio è vero.

Le trivelle sono già realtà a circa 110 chilometri a nordest di Chaco. Sono arrivate nel 2009 e pian piano i petrolieri si sono espansi come e dove hanno potuto. Le comunità Navajo, non protette dal parco storico, lamentano dopo solo pochi anni inquinamento di aria, atmosfera e terreni a causa dei pozzi.

Per Chaco, vediamo chi la spunta. Si aspetta una decisione del governo entro la fine dell’anno 2015.

La mobilitazione continua.

Qui le foto di Chaco e delle spettacolari rovine Navajo.

Fracking Threatens Chaco’s Sacred American Heritage from matt dibble on Vimeo.

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