Musica

Giorgio Moroder, ecco il nuovo “Déja Vu”: “In questo album ci sono sound differenti, mi sembra più interessante”

Il disco d’inediti uscirà il 16 giugno. Molte le collaborazioni: da Sia a Britney Spears, da Charli XCX a Kylie Minogue. Una nuova fase per il produttore, autore, performer e Dj, ma senza nessun rimpianto o nostalgia. Anzi. L’unico aspetto che rimpiange è il tempo che prima ci si metteva per chiudere un lavoro: “Con Donna Summer facevamo un album in tre, quattro settimane"

di Silvia Rossi

Sono passati un po’ di anni da quando da Ortisei Giovanni Giorgio Moroder, per tutti Giorgio, prese la sua macchina e andò a Berlino a imparare a comporre musica. Sono passati un po’ di anni da quando con quella che avrebbe fatto diventare la regina della Disco Music Donna Summer, componeva pezzi come Love To Love You Baby, Hot Stuff e I Feel Love. Sono passati parecchi anni ma sembra ieri. In realtà oggi. Perché per quella musica del futuro che Brian Eno alla fine degli anni ’70 disse a David Bowie di aver sentito, il futuro continua a rinnovarsi. Giorgio Moroder è notoriamente il padre della disco music e pioniere dell’elettronica e a 75 anni suonati – nel vero senso della parola – non ha ancora smesso di insegnare. Perché come dice lui stesso: “Non ho un’idea nuova di sound, non c’è un nuovo strumento come il sintetizzatore. Il futuro potrebbe essere un cantante che diventa un ologramma, è un’idea che nascerà di sicuro. Ma con quello che abbiamo adesso non so cosa potrei fare”.

È in Italia per presentare Déja Vu, il disco d’inediti che uscirà il 16 giugno per Sony Music Italy. Torna dopo 30 anni con un nuovo album e lo fa in grande stile e con grandi nomi: da Sia a Britney Spears, da Charli XCX a Kylie Minogue. Una nuova fase per il produttore, autore, performer e Dj, ma senza nessun rimpianto o nostalgia. Anzi. L’unico aspetto che rimpiange è il tempo che prima ci si metteva per fare un disco: “Con Donna Summer facevamo un album in tre, quattro settimane, oggi per contattare un artista devi fare un sacco di passaggi prima di riuscire ad arrivare a lui. Con Sia ad esempio non ci siamo mai incontrati. L’ho contattata tramite una persona che la conosce due anni fa. Si, è da due anni che lavoro a questo disco”. Anche se è Giorgio Moroder che la chiama?. “Si, ma anche se fosse Nile Rodgers!”.

Giorgio Moroder, con i suoi moustache riconoscibilissimi, è affabile e molto generoso ma non si risparmia nel dire che oggi ci sono tanti cantanti nuovi bravi, che fanno pezzi commerciali, ma nessuno ha una grande qualità musicale: “Un pezzo di EDM (Electronic Dance Music) di adesso è diverso dai pezzi che facevo io: nei miei c’era una strofa, un ritornello e poi una strofa ancora, adesso molti pezzi sono in otto battute, poi altre otto battute e la connection tra i due non è sempre ideale. Adesso cominciano a tornare su basi con chitarra e batteria. Ad esempio Avicii con il pezzo Wake me up. Credo che questo sarà il nuovo movimento. Anche David Guetta ha cambiato un po’ le cose”.  Come è nato quindi quel suono che lo ha reso unico?

“Il primo pezzo che andò bene con Donna Summer fu Love to Love You Baby dove abbiamo introdotto il four-on-the-floor, cioè la cassa della batteria che batte con quattro tempi, poi abbiamo sempre usato gli stessi musicisti, si è creato un amalgama. Il sound era sempre lo stesso, i microfoni anche, avevamo un sistema di suoni che poi è diventato il Sound of Munich”. Déja Vu è un disco che funzionerà e non siamo solo noi a dirlo, lo dice anche Moroder: “Funzionerà perché tutti i pezzi sono diversi. Ci sono sound differenti, mi sembra più interessante. Con Donna Summer avevamo un sound che andava per tutto il disco”.

E cosa ha fatto in tutti questi anni prima di tornare sotto i riflettori grazie ai Daft Punk nel disco Random Access Memories? Ha creato una macchina, la Cizeta Moroder, 16 cilindri, 600 mila dollari. Quante ne ha vendute? Otto, due al Sultano del Brunei, lui ha il prototipo. Poi ha fatto arte col neon, un film attraverso fotografie (Family Tree), giocato tanto a golf e scritto un nuovo Inno per l’Italia. Di sua spontanea volontà. Era il periodo di Berlusconi, c’era l’idea di voler cambiare le cose, ma poi: “Tutti volevano cambiare e poi non è successo niente. Ho mandato l’Inno a Bernasconi, che lo fece sentire a Berlusconi, gli piacque ma non si fece nulla. Ce l’ho in mente, se Renzi vuole…!”. E adesso? Adesso sta lavorando al suo primo Musical sulla Dance Music, sta parlando con un regista importante per un film importante – non c’è possibilità di saperlo – sta ultimando la musica per il videogioco Tron e quando tornerà negli USA un network televisivo gli deve proporre qualcosa per un music show. E poi c’è Lady Gaga che lo aspetta, Lana del Rey che lo chiama e Pharrell Williams che gli dice che prima o poi gli scriverà un pezzo. Se volete sentirlo dal vivo invece segnatevi le date del 24 e 25 luglio dove suonerà a Roma a Villa Ada e a Milano all’Estathé Market Sound. Bentornato Giorgio.

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