Cultura

Ammazzare per combattere la noia? Tre adolescenti, una pistola, un uomo che fa jogging: il teatro s’ispira alla cronaca

Tratto da una storia vera, "Quel noioso giorno d'estate", il lavoro teatrale di Niccolò Matcovich si tuffa nel labirinto di frustrazioni, vuoto e miseria emotiva che comprime la molla dei delitti gratuiti

di Mimmo Lombezzi

MICHAEL: Ehi, negro, che dici di quella?
TREVOR: Ma chi, tette flaccide?
MICHAEL: Coglione, quella rosa shocking. Quella, cazzo! Che sta abbracciata allo scimmione.
FRANKLIN: Ecco perché la guardi!
MICHAEL: Sta’ zitto, frocetto.
TREVOR: Ehi, non cominciate.
FRANKLIN: Ti ci vedo a succhiarglielo con lei che vi guarda e urla “oddio! Che schifo! Aiuto! Il mio scimmione!”. Quello coi muscoli che c’ha ti spreme.
TREVOR: (a Michael) Ma chi gliele insegna a tuo fratello?
MICHAEL: (a Franklin) Adesso vedi come ti spremo io.
TREVOR: Comunque è una cessa rara. Guarda che labbra che c’ha!

Una parco di periferia, una panchina e tre ‘disgraziati’ tra i 15 e i 17 anni. Sei “braccia rubate all’agricoltura”, che per un’ora si tirano schiaffi, insulti, cazzotti, puntandosi in faccia pistole immaginarie.

FRANKLIN: Allora è vero che sei frocio!
MICHAEL: Ridillo e sei morto.e
FRANKLIN: Che fai, mi spari?
TREVOR: Prima io! (mano “a pistola” che mima di sparare a Franklin)
FRANKLIN: (con voce rotta e buttandosi per terra): Oh, cazzo. Cazzo, sto morendo! Vedo tutto bianco! È tutto bianco! Rivedo tutta la mia vita! Un tunnel bianco e tutta la mia vita! Guarda quanto sangue! Addio, mamma, sei stata una grande stronza! (finge di morire)
MICHAEL: Brutto negro di merda, come cazzo ti permetti di sparare a mio fratello? Ma che ti è preso, ti si è fuso il cervello? Cristo, e adesso che cazzo facciamo?

La sfida verbale e fisica si accende e si spegne come un gioco, sinchè tra le mani del più giovane, spunta una pistola vera che spara e uccide un passante che fa jogging, e le tre bocche fanno “POOM!”, come se fossero ancora dentro un videogame, come se non volessero credere di aver sfondato le porte della realtà.

TREVOR: Ehi, ragazzi, guardate chi sta ripassando?
MICHAEL: Meno male che c’è mr. Jogging!
TREVOR: Dai, Frank, stavolta fagliela a lui l’imitazione. Voglio vedere che faccia fa!
FRANKLIN: (alzandosi) Voglio vedere anch’io che faccia fa. Guarda bene, Mike. Adesso vediamo chi è il fratello più potente.

Franklin estrae una pistola e punta alla schiena del ragazzo che fa jogging. Spara. Buio.

L’omicidio gratuito raccontato da “Quel noioso giorno d’estate”, atto unico scritto e diretto da Niccolò Matcovich, (25 anni) è ispirato a un fatto di cronaca che due anni fa ha sconvolto gli Stati Uniti , facendo oscillare le torri gemelle della morale comune . Nell’agosto del 2013 a Duncan (Oklahoma) un 17enne ha confessato, insieme ad altri due amici, di 15 e 16 anni, di aver ucciso un uomo mentre stava facendo jogging , solo perché erano “annoiati e non avevano nulla da fare”.

Presentato a Milano a IT Festival e nella sede di Artecombustibile, Quel noioso giorno d’estate si tuffa nel labirinto di frustrazioni, vuoto e miseria emotiva che comprime la molla dei delitti gratuiti e che attraversa molti episodi di cronaca, dai lobotomizzati che lanciavano sassi dalle autostrade italiane , ai tre balordi di 16, 18 e 21 anni che, nell’agosto del 2000, a Berlino massacrarono un ragazzino di 15 anni, “perché volevano “sistemare per le feste qualcuno”, sino al giovane marocchino ubriaco che, scacciato da un bar di Terni, ha sgozzato con una bottiglia rotta il primo passante che gli è capitato a tiro. L’atto unico inizia con la scena conclusiva della vicenda, quando le facce livide ma non pentite dei tre mentecatti , sbiancate dalle lampade della polizia e dalla prospettiva di anni di galera, stanno già diventando delle segnaletiche, delle immagini da consegnare agli archivi dell’apparato giudiziario.

Poi si sviluppa “il pomeriggio di un giorno da cani”, in cui i tre adolescenti sprecano quattro vite – quella della vittima e le loro – e tutta l’azione ruota intorno a una panchina sgarrupata, da cui non si allontanano mai , attratti come falene da un centro invisibile, il vuoto, dove sguazzano prigionieri anche fisicamente di una gabbia invisibile: la noia. Si agitano, ma come scimmie in gabbia, detenuti mentali già candidati a diventare detenuti reali.

Se Aspettando Godot è – almeno per il sottoscritto – un testo pallosissimo e cerebrale, che sopporterei solo per corteggiare una critica teatrale molto avvenente, “Quel noioso giorno d’estate” sfodera dialoghi esilaranti che, a tratti, rendono quasi simpatici i tre protagonisti della storia. Questo grazie a una drammaturgia che impasta come cocaina molte culture e sottoculture del cinema e del web, da La haine di Kassovitz a Taxi Driver, da YouPorn a Grand Theft Auto, il videogioco amorale in cui il delinquente-protagonista esprime una totale e amorale libertà d’azione: uccidere, rubare le auto, incendiare negozi. uSe Niccolò Matcovich, regista e drammaturgo, è uscito l’anno scorso dalla Paolo Grassi di Milano, i tre attori di “Quel noioso giorno d’estate sono tre allievi del secondo anno: Francesco Aricò (anni 22), Federico Antonello (anni 26), Alberto Malanchino (22 anni). Se tutti e tre sono più ‘veri’ di molti protagonisti di fiction televisive italiane, Aricò – il killer – è la vera rivelazione del gruppo. Non vorrei incontrarlo incazzato nel buio di una metropolitana.

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