L’ultimo in ordine di tempo è stato Gai Mattiolo. Per la collezione presentata a gennaio durante Altaroma, la maison ha puntato tutto sul connubio tra moda e cibo. A fare da protagonista è stato il “Bread dress”, una salopette lunga realizzata con canvas e grano e decorata con salatini. La mostra “L’eleganza del cibo. Tales about food and fashion”, curata da Stefano Dominella e Bonizza Giordani Aragno, parte proprio da qui. Nella suggestiva cornice romana dei Mercati di Traiano si rincorrono gli abiti che, nel corso degli ultimi sessant’anni, hanno sposato il connubio tra moda e cibo. Ma questa è soprattutto un’occasione per celebrare l’Expo di Milano: la mostra, infatti, resterà aperta fino al 1 novembre e segue in tutto e per tutto lo spirito dell’esposizione universale.
Molti dei 160 abiti esposti sono stati realizzati con materiali di riciclo e nel pieno rispetto dell’ambiente. Ma l’elemento chiave resta l’ironia. E di ironia ne sa qualcosa Agatha Ruiz de la Prada, che su uno dei suoi vestiti fa “cuocere” un uovo al tegamino. Valentino, invece, con il cibo aveva imparato a giocarci già nel 1968, quando firmò un abito in chiffon con una stampa a noci.
Il vero capolavoro – in materia di forme e materiali – lo ha realizzato Tiziano Guardini con la sua collezione Natural Couture del 2013. Un abito scultura ricamato con radici di liquirizia, che richiama il tronco di un albero. Ma attenzione, la maggior parte dei vestiti esposti non sono soltanto da guardare, si possono anche indossare. Lo sanno bene Giorgio Armani, che nella sua ultima collezione si è ispirato al bambù per creare degli elegantissimi abiti da sera, ed Etro, che ha colorato i suoi capi con delle composizioni grafiche che ricordano i pranzi tipici della cucina italiana.
Il leitmotiv è sempre lo stesso: la moda veste il corpo, il cibo lo nutre. E allora via a tessuti “marshmallow”, scarpe Ferragamo in pelle di dentice, borse realizzate con ortaggi e ricci di mare. D’altronde, quando ha deciso di dar vita a questa esposizione, Stefano Dominella aveva le idee ben chiare: “In questi ultimi anni abbiamo ricevuto dai media due messaggi discordanti, da una parte la cura del corpo a ogni costo, dall’altra il tam tam pubblicitario sul cibo – spiega -. Per sorridere di questa ‘strana coppia’ ho maturato l’idea di una mostra che coniugasse moda e alimentazione, sempre con la massima attenzione al rispetto per l’ambiente”.
Ancora una volta, però, sono gli accessori a sintetizzare al meglio questa sinergia tra eleganza e nutrizione. Coni gelato che diventano tacchi, un copricapo decorato con un’aragosta firmato da Patrizia Fabri e collane fatte di peperoncini e angurie. Ma c’è anche chi, come Benedetta Bruzziches, gioca sul packaging e si diverte a trasformare una confezione di pasticcini della domenica in una pochette. Quando si gioca, però, è d’obbligo farlo anche con i nomi dei cibi; e allora come dimenticare la celebre baguette firmata Fendi? Come hanno più volte sottolineato i curatori, il percorso della mostra è stato intralciato da alcune difficoltà, “perché qui in Italia, il cibo è spesso visto come un materiale di seconda mano, per cui non è stato facile trovare abiti riconducibili al tema”. Vista l’esplosione di forme e colori, però, sembrano esserci riusciti.