Secondo il rapporto 2014 dell'Ufficio anti frodi Ue, con 61 inchieste nazionali aperte, siamo secondi in Europa. Si va dai fondi strutturali al sostegno agli agricoltori passando per il contrabbando di sigarette. Giovanni Kessler, direttore italiano dell'Olaf: "Rispetto ad altri Stati, abbiamo una buona reazione nello scoprire le truffe. Ma serve un approccio investigativo europeo perché i reati ormai sono transnazionali"
Italia seconda in Europa – dopo la Romania – per numero di indagini aperte dalle autorità nazionali nel periodo 2007-2014 in seguito a esplicita raccomandazione dell’Ufficio anti frodi Ue (Olaf). In tutto sono 61 i casi, alle quali si aggiungono sette indagini condotte direttamente dall’Olaf nel corso del 2014 e riguardanti l’utilizzo di fondi comunitari da parte delle amministrazioni nazionali o regionali italiane. È quanto emerge dal rapporto 2014 dell’ufficio europeo che ha come obiettivo il contrasto delle frodi, la corruzione e di qualsiasi attività illecita lesiva degli interessi finanziari dell’Ue. Parliamo della gestione dei fondi strutturali, dogane, contrabbando, scambi commerciali e aiuti esterni allo sviluppo.
Peggio fa solo la Romania, con 89 indagini aperte. Al terzo posto il Belgio con 45 casi, una cifra però gonfiata dal fatto che buona parte delle istituzioni europee si trovano a Bruxelles e quindi molti casi di reati penali del personale Ue ricade sotto la giurisdizione belga. Enorme il distacco con il quarto Paese in classifica, la Bulgaria, con 30 indagini aperte. Si tratta di “raccomandazioni giudiziarie”, ovvero vere e proprie indagini penali e non semplici finanziarie, queste ultime casi in cui l’Olaf, scoperto un erroneo o fallace utilizzo di fondi Ue, ne chiede alla Commissione europea il recupero.
È il caso dei 388 milioni di euro di finanziamenti illeciti assegnati dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea) ad agricoltori sprovvisti dei requisiti stabiliti dalla legge, indagine che aveva configurato i reati di truffa e di falso a carico di sei dirigenti dell’ente. O ancora del traffico di sigarette di contrabbando prodotte nel torinese e smerciate in tutta Europa scoperto nel dicembre del 2014.
Tuttavia Giovanni Kessler, direttore italiano dell’Olaf, preferisce parlare di malaffare europeo: “Sempre più i reati da nazionali si trasformano in transnazionali con la partecipazione di soggetti che vanno al di là dei confini nazionali, società e conti bancari che coinvolgono diversi Paesi, anche nel caso delle frodi più semplici”, spiega Kessler, che invita “anche dal punto investigativo e comunicativo” a “considerare questi reati non solo come nazionali ma europei”. Nonostante il numero delle indagini aperte in Italia, secondo Kessler, è prematuro parlare dell’Italia come di uno snodo del malaffare europeo: “L’Italia è un Paese che ha questo tipo di reati ma dove, in confronto ad altri Paesi, c’è una buona reazione nello scoprire le frodi e reagire alle truffe sui fondi europei”.
Su scala europea, nel corso del 2014 l’Olaf ha ricevuto 1.417 segnalazioni di possibili frodi, un vero record. 234 le indagini avviate, 250 quelle concluse (alcune delle quali iniziate negli anni precedenti), 397 le raccomandazioni relative ad azioni finanziarie, giudiziarie, amministrative o disciplinari da parte delle autorità competenti, un altro record negli ultimi cinque anni. Soltanto nel 2014 l’Olaf ha raccomandato il recupero di 901 milioni di euro, anche questa la cifra più alta dal 2009. Le sospette frodi riguardano soprattutto l’utilizzo dei fondi strutturali (476 milioni), poi gli aiuti esterni (174), dogane (132), agricoltura (76). Ci sono addirittura 500mila euro riguardanti il personale dell’Unione europea.
@AlessioPisano