“Sei un bravo guagliò”, pacca confidenziale sulla spalla e dialetto fiorito, così il cardinale Crescenzio Sepe si rivolge al suo anfitrione. Confesso subito un conflitto d’interesse, sono napoletana e l’origine del mio nome, etimologicamente parlando, lo fa derivare da Gennaro. Dunque il santo per me è una questione di famiglia. E poi confesso un pregiudizio: entrando nel salotto roccocò affrescato, penso che si tratti dell’ennesima istituzione mangia/soldi/pubblici.
“Pardon, lasci che mi presenti. Sono l’avvocato Gennaro Famiglietti, questo è il mio studio e sono io ad aver regalato alla città un luogo che promuove cultura: l’Istituto di Cultura Meridionale di cui sono fondatore e presidente da 20 anni. E lo faccio a mie spese”. A sue spese anche il premio “San Gennaro Nel mondo” prima edizione. “Ma la cultura non deve essere sfoggio, un’attrazione. La cultura ci aiuta a vivere meglio, a pensare meglio… “, aggiunge l’avvocato che è anche Console onorario della Bulgaria e che il prossimo 13 giugno consegnerà nelle mani dell’ex presidente polacco Lech Walesa il riconoscimento People for Culture and Peace 2015.
Oops, vorrei ingoiarmi il mio pensiero. Sono stata invitata da Norberto Salza, ingegnere spaziale dal fiuto fino (che giura i cinesi sono già atterrati su Marte. E dalla piattaforma satellitare Irene, tutta made in Naples, potrebbe partire prossima missione marziana) alla “vernice” del libro pontificale.
‘Papa Francesco: questa economia uccide’, scritto a quattro mani dai vaticanisti Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi e raccoglie il summa pensiero di Bergoglio su capitalismo e (in)giustizia sociale. Hanno scritto di lui: questo Papa venuto dalla fine del mondo parla troppo dei poveri e demonizza il capitalismo. Un po’ di carità e un pizzico di filantropia mette a posto la coscienza. Basta non esagerare. “Un mondo dove due generazioni di giovani non hanno lavoro, è un mondo che non ha futuro. Perchè loro non hanno dignità. E’ difficile avere dignità senza lavorare”, è il j’accuse del Papa. Parole dure come macigni che sostituisce alla preghiera dell’anima, la preghiera odierna: Lavoro. Lavoro. Lavoro. Una preghiera necessaria. “Lavoro vuol dire dignità. Lavoro vuol dire portare il pane a casa. Lavoro vuol dire amare”, dice il Papa che Jovanotti paragona alla Coca Cola (“E’ formidabile. Piace a tutti”).
No, il Papa non si è materializzato come ha fatto davanti alle monache di clausura napoletane mandandole in sullucchero. Ma dall’Istituto di Cultura Meridionale, dalle sue finestre spalancate sul mare nostrum, il messaggio semplice, efficace si sparge: “Quello che comanda oggi non è l’uomo è il denaro. I soldi comandano. Uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del consumo: è la cultura dello scarto. Se i senzatetto muoiono di freddo per la strada, non fa notizia. Se la Borsa perde 10 punti, è una tragedia”. A chi gli dà del marxista, Bergoglio replica: “Ne conosco tanti e sono brave persone”. E sulle unioni gay quel suo “Chi sono io per giudicare” è una già una lezione di buon senso.
Perché le brave persone non vengano più scartate come rifiuti umani, San Gennaro pensaci tu!
@januariapiromal