Truffa nella gestione dei rifiuti a Viterbo, frode in pubblica fornitura, falso e abuso d’ufficio. Con queste accuse i carabinieri del Noe di Roma e della compagnia di Tuscania, comandati dal maggiore Pietro Rajola Pescarini, hanno arrestato nove persone per la gestione dell’impianto di trattamento rifiuti e dello spazzamento a Viterbo, tra cui Rosario Carlo Noto La Diega – consigliere del gruppo Gesenu di Perugia (di proprietà dell’avvocato Manlio Cerroni, il “re” dei rifiuti romani arrestato nel gennaio 2014 con l’accusa di associazione a delinquere e traffico illecito di rifiuti) e “governatore distrettuale” di tutti i Rotary Club di Roma, del Lazio e della Sardegna – Ernesto Dello Vicario, dirigente del settore ambiente del comune di Viterbo e Francesco Zadotti, presidente della Ternana Calcio e considerato uomo di fiducia di Cerroni.
Perquisizioni e sequestri sono in corso negli uffici pubblici e nelle sedi delle società coinvolte nell’inchiesta, la Ecologia Viterbo e la Viterbo Ambiente del gruppo Gesenu. L’indagine, coordinata dal pm Massimiliano Siddi della procura di Viterbo, ha portato anche al sequestro dell’impianto di trattamento rifiuti della Ecologia Viterbo di Casale Bussi dove, secondo l’accusa, la società avrebbe gestito in modo fraudolento i rifiuti del Lazio e di Roma, incassando la tariffa rifiuti pagata dai cittadini ma omettendo totalmente – fino al 2012 – di produrre il combustibile dai rifiuti e la frazione organica stabilizzata (l’ex compost). E producendone, negli anni successivi, solo una minima parte rispetto a quanto richiesto dal contratto e con procedure non consentite dalle autorizzazioni, come l’aggiunta di calce. Agli arresti domiciliari sono finiti Francesco Zadotti, responsabile amministrativo e gestore dell’impianto della Ecologia Viterbo, il direttore tecnico della discarica Massimiliano Sacchetti, il responsabile dell’impianto Daniele Narcisi e della pesa Massimo Rizzo. Fonti investigative hanno riferito a ilfattoquotidiano.it che, dalle prime ispezioni, la situazione dell’impianto rifiuti di Casale Bussi sarebbe “disastrosa” e nessuna ecoballa di Cdr sarebbe conforme alle prescrizioni.
L’inchiesta, che si è avvalsa anche di intercettazioni, ha aperto anche un altro filone d’indagine che riguarda il mancato spazzamento meccanico del comune di Viterbo, per cui sono finiti agli arresti Noto La Diega, presidente del cda della Viterbo Ambiente e considerato il “vertice decisionale” dell’associazione a delinquere – in grado di intrattenere rapporti ai massimi livelli con la classe dirigente romana e perugina, governatore del “distretto 2080” dei Rotary Club che comprende tutti i club del Lazio e della Sardegna – il dirigente comunale Ernesto Dello Vicario, che avrebbe favorito l’azienda evitandole di subire sanzioni per le inadempienze contrattuali, il responsabile tecnico della Viterbo Ambiente Francesco Bonfiglio, insieme a Maurizio Tonnetti e Fulvio Santini. Nel corso delle indagini sarebbe emersa la complicità di alcuni dirigenti comunali di Viterbo, impegnati in continue telefonate con i responsabili dell’azienda inadempiente, pronti a dirottare le comunicazioni riservate sul bilancio del comune su email private per permettere alla Viterbo Ambiente di non percepire le sanzioni e di aumentare, anzi, i guadagni. Secondo le risultanze investigative, l’avvocato scelto dal dirigente dell’area ambiente per difendere gli interessi del comune di Viterbo sarebbe stato consulente anche dell’azienda controparte.