Lo studente è precipitato il 2 giugno scorso da un capannone di una fabbrica dismessa, su cui probabilmente era salito per una bravata. I due compagni che erano con il giovane al momento dell’incidente, un minorenne e un maggiorenne, sono indagati per omissione di soccorso e omicidio colposo
Morire a 17 anni per un “gioco” finito in tragedia. È successo ad Aurelio Sokoli, studente di Parma di origine albanese, che il 2 giugno è precipitato dal tetto di un capannone di una fabbrica dismessa, su cui probabilmente era salito per una bravata con gli amici. Un volo di una decina di metri che non ha lasciato scampo alla giovane vita del ragazzo, che il 20 giugno avrebbe compiuto 18 anni. La tragedia è avvenuta intorno alle 19 di martedì. Il giovane, che studia all’istituto per geometri Rondani di Parma, è uscito di casa a metà pomeriggio e con due amici si è introdotto in un’area abbandonata, un tempo sede dell’azienda Cerve e ora lasciata al degrado, tra capannoni vuoti e pile di bancali accatastati. I tre ragazzi, per motivi ancora da chiarire, hanno cercato di arrampicarsi sul tetto di uno degli edifici. Aurelio è stato il primo ad aprire la strada, arrivando fino in cima alla copertura di un magazzino, seguito da un amico, mentre il terzo compagno è rimasto sotto a guardare. Il giovane però si è spinto troppo oltre e quando è arrivato sopra il lucernario in vetroresina del capannone, il materiale troppo poco resistente per sopportare il peso di una persona, non ha retto. Il ragazzo è precipitato nel vuoto, senza alcun ostacolo ad attutire il colpo. A dare l’allarme sono stati i due amici, ma all’arrivo dei soccorsi ormai non c’era più nulla da fare.
Sulla vicenda la Procura di Parma ha aperto un fascicolo e le due persone che erano con il giovane al momento dell’incidente, un minorenne e un maggiorenne, sono indagate per omissione di soccorso e omicidio colposo. Per ora si tratta solo di ipotesi di reato a cui gli inquirenti sono arrivati dopo aver sentito le testimonianze di quanto accaduto e grazie alle prime ricostruzioni effettuate attraverso le indagini dei carabinieri. È possibile infatti che il 17enne non sia morto sul colpo e che con una chiamata più tempestiva dei soccorsi la tragedia si potesse evitare. Da chiarire ci sono anche le dinamiche dell’incidente e le motivazioni che hanno spinto il ragazzo a salire sul tetto del magazzino. All’inizio si era parlato della pratica del “parkour”, la disciplina metropolitana nata in Francia che consiste nell’eseguire un percorso attraverso ostacoli urbani con salti e volteggi, ma l’ipotesi non è stata confermata, e famigliari e amici hanno negato che Aurelio fosse un amante dell’attività. Sul corpo della vittima è stata disposta l’autopsia e saranno effettuati esami tossicologici per capire se i ragazzi fossero sotto effetto di droghe o alcol al momento dell’incidente.